Ieri, sul web impazzava una notizia: Il Cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, esprimeva il suo giudizio sull'obbligo di denuncia nei casi di pedofilia dove, un sacerdote, ne fosse coinvolto. Penso di poter commentare, anche se, la dichiarazione, è vecchia di un anno. Fosse stata smentita o corretta, mi asterrei ma, purtroppo, nessuno si è preso la pena.
Ora, è vero, un Vescovo è solo parzialmente Pubblico ufficiale, perché, questa funzione, l' espleta esclusivamente, nel celebrare i matrimoni concordatari. Quindi, in questo, ha ragione, l'obbligo di denuncia in presenza di un reato, compete in esclusiva solo alle persone investite dall'ufficialità. Ma si può accettare un ragionamento simile? Secondo me, no! Un Vescovo non può ragionare come un azzeccagarbugli, rifugiandosi nei meandri del codice penale, un Vescovo, se vuole essere all'altezza morale, che ritiene di rappresentare, deve avere il coraggio civile di sottrarsi al puro aspetto legale. Forse, però l'errore è mio, che ritengo un Vescovo, incapace di comportarsi da azzeccagarbugli. E' appunto degno, del personaggio manzoniano, un punto del discorso del Cardinale, là dove afferma:
<La vittima forse, non vuole essere: "messa in piazza", brutalmente parlando>
Insomma, per non citare nome e cognome della vittima, si lascia impunito il carnefice. Bel ragionamento ipocrita.
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