Il tema, è incentrato sulla paura.
Gli strateghi del califfato, della paura, hanno fatto la principale arma da combattimento. La usano sui campi di battaglia, con la strategia del "nessun prigioniero". Se un combattente avversario, viene catturato, o viene ucciso subito, oppure come era successo ai soldati iracheni, a Mosul, in una mattanza collettiva. Diversa, ma sempre incentrata sulla paura, la strategia mediatica. Su Yutube,
piazzano video, delle efferate esecuzioni, senza nessun velo alla loro atrocità. Sui social, tutti, con preferenza Facebook, chi ha una pagina, forse ignora di fiancheggiare altre pagine dove: si reclutano nuovi adepti, si inneggia allo Stato islamico, si minacciano attentati e, dulcis in fundo, si promette di sottometterci tutti. Chi si opponesse, naturalmente, Kaput. In aggiunta, ogni due o tre mesi, mandano allo sbaraglio i "martiri", a compiere stragi in diverse parti del Mondo. Tutto ciò, ha ingenerato un clima di paura, e di sospetto, nella nostra società, proprio come desiderano gli strateghi del Isis.
La paura, è un ventre molle dove è facile affondare i colpi, Al contrario, il coraggio è una corazza, lo stanno dimostrando i Curdi, unici ad aver inflitto perdite di territorio, al califfato, pur con armamenti e risorse umane inferiori. Con coraggio, quindi si deve affrontare le minacce di quella pseudo Nazione criminale, e non mi si venga a dire che, il coraggio, chi non ce l'ha, non se lo può dare, perché non è vero, chiunque lo possiede. Per capirlo, si pensi alla propria reazione vedendo in pericolo una figlia, un figlio, le persone amate o, anche, uno sconosciuto.
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