Homo sapiens, bene, esatto, non si può contestare. Dalle origini a oggi l'umanità ha raccolto un cumulo di nozioni, per cui definirci "sapienti" è giusto. Però, la sapienza in sé, non ha valore, non venisse elaborata dal ragionamento, e cade l'asino su Homo rationalis, meno esatto, meno certo di Homo sapiens. Leggo, ascolto in radio, vedo spezzoni dei dibattiti televisivi su You Tube e altri spazi sociali e, l'unica costante, è l'irrazionalità dei concetti. Che si tratti d'immigrazione, di politica interna o estera, della crisi economica, dei diritti umani o dei problemi connessi al clima è difficile ascoltare pareri meditati, sono rarissimi e vengono sepolti dai rumori intestinali di chi pesca nel ventre le proprie convinzioni. Puoi evitare di leggere, di ascoltare, di assistere, mi si può dire, purtroppo possiedo la curiosità di conoscere, quindi cedo e, di nuovo purtroppo, noto la facilità di attecchire dei concetti bassi e puzzolenti a causa della vicinanza della materia da cui salgono.
Sapevo e so, di essere perdente ma, fa male, conoscere il perché. Non essere riuscito ad abbandonare gli ideali, assunti in gioventù, per vivere nell'incoscienza di chi non sa vedere le sofferenze altrui.
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