Presto, verrà discusso in Senato il progetto di legge, che consentirebbe, venisse approvato, a due persone di medesimo sesso di unirsi civilmente. L'occasione avrebbe dovuto sollevare riflessioni, serie, sulla condizione delle persone omosessuali nella società umana, invece si è sollevato il polverone dei pro e dei contro il progetto Cirinnà. Quindi, reputo opportuno rinnovare l'attenzione sul discrimine, fino a oggi subito,dalle donne e dagli uomini omosessuali, ripubblicando la lettera inviata al Papa. Sicuramente giunta in Vaticano, comprovato dalla ricevuta di ritorno, forse mai arrivata nelle mani di Papa Bergoglio.
Mi appello a Lei, signor Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, perché si faccia carico di cancellare un'ingiustizia, mi riferisco al trattamento riservato a una minoranza, quella delle persone omosessuali. Non vi è dubbio sia la minoranza più osteggiata, e perseguitata, da parte delle Religioni, secondo me, senza ragione alcuna. Nessun motivo, serio, può giustificare la condanna, di queste persone, a una vita in minorità civile. Eppure, da millenni, vengono indicate come danno alla società. Non è serio, appellarsi a presunte condanne divine, presenti nella Bibbia. Il libro, di interessante lettura, contiene un numero elevato di regole assurde, impossibili da accollare a un Essere superiore. Molto più facile pensarle opera umana. Non è serio definire l'omosessualità: vizio. Un vizio si acquisisce se l'oggetto è desiderato, non vedo come un eterosessuale, quindi attratto dal genere opposto, possa cambiare direzione, di propria volontà, verso un suo simile. Non è serio chiedere alle persone omosessuali di correggersi in eterosessuali, è sufficiente rovesciare il ragionamento precedente, per coglierne l'assurdo. Non è serio condannarli alla castità perpetua. La scelta di castità, dipende da un motu proprio, non può essere imposta. Non è serio opporsi alla promulgazione di una Legge, che li difenda da aggressioni e insulti, a causa della loro condizione. Il vivere civile, impone il rispetto, e l'incolumità dell'altrui persona, nessuna esclusa. Se non avviene, come nel caso delle persone omosessuali, è bene intervenga il legislatore. Non è serio ipotizzare una potente lobby gay. Con tutta evidenza inesistente, è però, spesso citata, dagli appartenenti di vere lobby, queste sì, esistenti, ben organizzate dal radicalismo cattolico, in opposizione al riconoscimento di qualsiasi diritto alle persone omosessuali. Non è serio pensare possa dissolversi il matrimonio tradizionale, qualora fosse concessa l'unione civile omosessuale. Un' ubbia, smentita dalle statistiche dei Paesi, dove l'unione fra persone del medesimo sesso, esiste. Non è serio, credere possibile il contagio, dell'omosessualità, da una persona ad altre. L'omosessualità non è malattia patogena, anzi non è nemmeno malattia, come risulta dal parere del consesso mondiale degli psichiatri. Non è serio dichiarare l'omosessualità abominio, che grida vendetta a Dio. Pur da non credente, rifiuto l'idea di un Dio vendicativo e crudele verso proprie creature. Non è stato serio, un'eminente Cardinale, nel dichiarare; "sconfitta per l'umanità", la vittoria del sì, al recente risultato del referendum in Irlanda. Le sconfitte cumulate dall'umanità, sono ben altre. Non è serio, ritenere l'omosessualità curabile, tramite preghiere come terapia. Eppure, molte Diocesi appoggiano questa tesi, favorendo la nascita di pseudo cliniche. Non è serio, discriminare gli omosessuali, a motivo del loro rapporto sterile. La popolazione mondiale rischia il collasso da eccesso di nascite. 7 miliardi e oltre,in continua crescita, fanno della Terra un ammalato terminale. Le risorse naturali, sono al limite, tanto che, un buon terzo degli abitanti, vive in estrema povertà, senza cibo e acqua sufficiente. Non è sommamente serio, infine, bollare l'omosessualità: innaturale, quando, viceversa, è ben presente in Natura, in molte specie animali. E la nostra specie, anche se si tende a ignorarlo, fa parte della sfera animale, quindi, non fa eccezione. Sarebbe serio, invece, soffermarsi, sulla condizione delle persone omosessuali, nelle 74 Nazioni dove vigono leggi penali, che le puniscono con il carcere, addirittura, in sette casi, con la pena di morte. Sarebbe serio fossero, in primis, le alte cariche della Chiesa a spendersi perché vengano cancellate. Per assurdo,invece, proprio quelle alte cariche, hanno recentemente appoggiato i Governi Ugandese e Nigeriano nel reprimere l'omosessualità, applicando pesanti articoli di legge. Appare sorprendente, quel comportamento, in presenza del paragrafo dedicato alle persone omosessuali, nel Catechismo. Lo voglio citare intero: 2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. Sarò bizzarro ma, il paragrafo, parla di rispetto, compassione e delicatezza. E aggiunge: A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. La mia bizzarria, a questo punto, mi spinge a pensare ipocrita, o il paragrafo, oppure il comportamento di molti Prelati, in particolare quelli a favore di leggi penali per colpire l' omosessualità, ancorché non si voglia pensarle: giuste discriminazioni. Mi si dica però, cosa s'intende per ingiuste, se si ritiene giusto rinchiudere in carcere gli omosessuali, fino al massimo della pena: l'ergastolo, come in Uganda. Sbaglierò ma, sotto il velo del rispetto, compassione e delicatezza, nella galassia cattolica si nasconde una forte omofobia, a prova di ciò, un episodio datato di qualche anno. Su istanza del Governo francese, era stato presentato un documento alle Nazioni Unite, per ottenere, almeno, una moratoria sulla pena di morte per omosessualità. Ebbene, in quell'occasione, il Nunzio presso l'Onu, non avendo diritto di voto, ma solo consultivo, aveva opposto un no, a nome del Vaticano. Voglio credere con l'autorizzazione del Papa, di allora. Parere tutt'ora valido, nessuno si è preso l'onere di correggerlo. Signor Papa Francesco, arrivo alla chiusa. Chi le scrive, ha vissuto cinquant'anni legato ala propria compagna, amata, mai sposata, mai abbandonata, con il gradito frutto di una figlia. La mia sensibilità al problema rappresentato dall'omosessualità, nella vita sociale, era nato nella mia gioventù, in presenza di due episodi, uno in famiglia, l'altro nell'associazionismo cattolico. In famiglia, il fratello della mia nonna materna, a causa della sua omosessualità, dai diciassette anni, alla morte, aveva vissuto all'interno di una clinica privata, messo lì dai famigliari, perché venisse curato. Purtroppo, la cura era consistita in ripetuti elettrochoc. Dall'omosessualità non era guarito, si era ammalato, invece, di perpetua malinconia, con il cervello distrutto. Nell'Azione Cattolica, cui partecipavo, avevo conosciuto, e apprezzato, il delegato giovanile diocesano. La notizia della sua morte, aveva sorpreso tutti, sopratutto per il modo, si era impiccato al soffitto della camera da letto. Il perché, del suicidio, ero venuto a saperlo qualche anno di seguito. Scopertosi omosessuale, innamorato di un coetaneo, aveva chiesto il conforto del suo consigliere spirituale, un sacerdote, anche suo confessore. Nessun conforto, solo condanna, condanna senza remissione. Disperato, aveva visto nel suicidio l'unica via da percorrere. Ero, e non sono più credente, ma non stimi, Papa Francesco, dipenda dai due episodi, il mio non credere, dipende da ragionamenti successivi. Non desidero esporli, il mio è un convincimento e, un convincimento, non è prova. D'altronde, nemmeno la fede, è prova dell'esistenza di Dio. Mi scusi l'ardire di aver rivolto a Lei, Papa Francesco, questa preghiera laica, in favore delle persone omosessuali. Giancarlo Molinari.
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