Si parla molto di bambini, ed è giusto, sbagliato pensare siano una nostra proiezione. Intanto non è vero si generino in tutta coscienza. Salvo rare volte, nei casi d'infertilità o difficoltà a generare, al momento di concepire un embrione, si pensa a tutt'altro: procurare piacere a sé e all'altro soggetto. Lo so, che tutti sanno come viene al mondo un bambino, meno conosciuto è quando si diventa madri e padri. Non avviene, o almeno non dovrebbe avvenire, davanti alla creatura urlante al momento del primo respiro, bensì al momento del test, che certifica il concepimento. La donna, in questo, riesce meglio degli uomini, forse perché è istintuale, per una femmina, sentirsi madre subito.L'uomo stenta, invece, rimanendo basito. Chi, fra noi uomini ha o ha avuto la fortuna, di sentirsi padre subito, diventa cosciente, come la madre, di doversi assumere una immensa responsabilità. Quella di crescere un altro da sé, irresponsabile della sua nascita, con personalità propria e senza dover nulla a chi lo ha messo al mondo. Oltre alla singola, esiste, al riguardo dei bambini, tutti, una responsabilità collettiva. Se sentirsi madri e padri è già difficile, nel collettivo regna il silenzio. Comprensibile, si abbia maggior preoccupazione per i propri, però, ignorare la sorte degli altri, è pura incoscienza dell'appartenere a una specie sociale. Non esiste una società di individui, esistono individui fusi all'interno di una società. Quindi perché si prende sottogamba la distruzione di tante vite infantili? Non sono anche nostre? Perché hanno pelle diversa, etnia differente, sono lontani da noi? Non mi auguro, né voglio augurarlo a nessuno, l'avvento del giorno in cui si vedesse i nostri bambini affogare, essere trucidati dai folli di Boko Aram, dai fanatici delle guerre sante o reclutati per combattere e uccidere, senza nemmeno conoscere il perché, e dover assistere all'indifferenza del resto dell'umanità. Si sopporterebbe sentir dire: tanto non sono i nostri? . Essere sulla medesima barca e lasciarla affondare, perché non tocca a me pensarci, è l'esatto modo per procurare il nostro annegamento collettivo.
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