lunedì 4 aprile 2016

Bulli e bullismo.

Un post e un video, mi hanno offerto l'occasione di meditare sul bullismo. Ho cercato di relazionarmi con i sentimenti di un bullo, come faccio sovente, per entrare in empatia con le vittime e, alla fine, ho capito quale tarlo cerebrale spinge a compiere l'azione: la vigliaccheria. Può apparire strana, la mia conclusione, perché il bullismo si ammanta di coraggio, facendo apparire la vittima un pusillanime incapace di reagire. Ma è falso coraggio, in quanto il bullo ha necessità di avere appoggio e, per ottenerlo, fa opera di proselitismo preventivo. Scelto il soggetto adatto che, secondo lui, presenta un difetto di normalità, lo fa notare ai compagni, ne accentua il carattere, lo ridicolizza fino a convincere i compagni che: beh, merita una lezione. Mi sono anche chiesto quali dinamiche portano a diventare bullo, perché bullo non si nasce, si diventa. Molto dipende dall'assorbimento di pregiudizi e di stereotipi, da non trascurare però, la personalità disturbata, almeno sospettabile in chi ha bisogno di annichilire qualcuno per sentirsi qualcuno. Il bullismo, forse, non è eliminabile per intero, di certo si può cercare di contenerlo in episodio poco frequente. Non credo con il buonismo raccontato dalla Cortellessi nel video, vorrei vedere se, un ragazzino sospettato di omosessualità e perciò bullizzato, si permettesse di abbracciare il suo denigratore. Minimo, minimo una ripassata a più mani(e piedi). No, è necessario puntare alto, far capire ai bulli di essere tutt'altro che: "normali" fighi da ammirare, rendere coscienti i bulli di possedere vigliaccheria, peggio, vigliaccheria bisognosa del consenso di altra vigliaccheria, quella del branco. Chi dovrebbe informarli di possedere un tratto, così negativo? Tutti, in genere, ma in particolare gli educatori, a scuola, in famiglia e in ogni luogo preposto a far crescere, senza delicatezza, a muso duro. Altrimenti, prima o poi, si dovrà piangere, come è già successo, il suicidio inconsapevole, perché attuato senza la coscienza della propria morte imminente, di qualche ragazzina o ragazzino. Bel risultato ottenuto da chi considera il bullismo una ragazzata: corpo spiaccicato sul marciapiede o penzolante a un cappio.

Nessun commento:

Posta un commento