Erano rari, ma stanno andando verso il frequente i giorni volti al pessimismo. Oggi sto rimirandomi in uno di quelli. Mi chiedo e vi domando: è normale spendere in sciocchezze e lamentele lo spazio offerto dai social? Passi, diffondere qualche notizia della propria vita, sociale o famigliare, passino anche, le condivisioni di affanno personale, ma perché limitarsi a queste due sole attività comunicative? Possibile non venga in mente altro? Non nego faccia piacere la ricezione, da parte di un'amica o amico, di un evento, una fotografia o di un semplice mi piace, però, al di là di queste manifestazioni sociali, esiste un vastissimo numero di argomenti da discutere. Il primo che mi viene in testa, è il discutere su una lamentela frequente: tutto va storto e nessuno fa qualcosa. Domanda: il "nessuno" ha un'identità precisa? Oppure ha l'imprecisione identitaria del "Quelli"? Secondo me, sotto quel nessuno si nascondono me e voi tutti. Perché, per raddrizzare lo storto, che lamentiamo, è inutile aspettarsi lo raddrizzi chissà chi, si deve impegnarsi di persona, pur nel proprio piccolo, iniziando dai minimi particolari, esporsi con le personali opinioni e qualche idea. Processo lento sì, ma processo, la staticità del: nessuno fa niente, fa rimanere nell'attuale stato delle brache di tela.
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