Fromm e Kierkgaard, ritornassero in vita, dovrebbero rivedere molto, delle loro tesi sull'essere o apparire. Oggi, le due opzioni sono strettamente legate, quindi ridotte a opzione unica, senza più scelta fra l'apparire e l'essere. Me medesimo si sentirebbe menomato senza il computer che permette di dialogare con il mondo di chi ascolta, legge, segue, commenta. Perciò, la macchina con la tastiera, figlia di quella ideata da Alan Turing, che mi permette di dialogare, è il mio essere attraverso l'apparire, una forma di narcisismo. Il difetto mio, sicuramente difetto, è comunque ancora veniale, al confronto di altre espressioni di narcisismo: dell'essere attraverso l'apparire. La corsa ad acquistare l'ultimo prodotto, per sentirsi qualcuno, è la morte del io, quindi dell'essere. L'io, è indispensabile a costruire una personalità, senza io non si ha autostima. Vero che, l'io, va dosato, un io troppo forte, porta a salire la celebre scala, del sociologo Cipolla, fino a raggiungere l'incompetenza, quindi ci si deve moderare, ma non abolirlo, facendo ricorso all'oggetto. Chi pensa di essere nessuno, senza l'oggetto, è nessuno. Si può possedere tutto ed essere nessuno, perché si è trasferito l'io in quel: tutto. Meglio essere, pur senza l'apparire.
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