Il futuro mio, di altri, di tutti dipende dalla variabile: "se", seguita da una seconda variabile: "quale"Se il "se" è riferito alla possibilità di essere ancora in vita(corna), spiegare "quale" è meno semplice, perché "se" ha una variabile binaria, "quale", invece, ha parecchie variabili, quasi infinite. Ieri, in seguito a un mio post, al riguardo, appunto, un'amica m'aveva domandato: quale futuro? Bella domanda, ancorché di difficile risposta, in quanto la domanda riferiva al prossimo e un po' meno prossimo futuro, della società in cui viviamo. La risposta più semplice sarebbe: il futuro si costruisce con le nostre azioni, oggi. Ma è vero? Secondo Monsieur De La Palisses senz'altro, però, il celebre personaggio, è noto per la sua facilità nell'ovvio, mentre il futuro è tutt'altro che ovvietà. Se guardassimo al domani con il già fatto(l'oggi), cadremmo nei guai. Quindi, siamo obbligati al "se", del prossimo domani, evitando di commettere errori già fatti. Incomincio dal primo. Parafrasando la domanda rivolta agli Statunitensi, tempo fa, dal defunto Presidente Kennedy, con la dovuta umiltà (perché non posso paragonarmi) domando: Al posto di chiedervi cos'ha fatto l'Italia per voi(me compreso), chiedevi cosa avete fatto, voi,(idem) per l'Italia (per estensione, anche: Europa). Ebbene, abbiamo litigato, chi più chi meno, tutti. Per piccole diatribe, per disagi personali, per simpatia o antipatia verso il tale o talaltro personaggio pubblico, sui diritti civili e l'utero in affitto, per un'infinità di minuzie, perfino sul doping della Sharapova. E trascurato. Per primo, un dovere: educare chi è venuto dopo di noi. Forse, più importante ancora: educare noi stessi. Il recente misfatto di Roma (i due drogati assassini), il diffuso femminicidio, le prepotenze dello stalkin, gli episodi di bullismo, la mancanza di generosità verso i migranti, il continuo disputare su chi è meglio fra femmine e maschi e molte altre espressioni di conflittualità sociale e umana, se non correggibili del tutto, si attenuano solo tramite l'educazione, famigliare e scolastica. Poco importa se le autorità religiose non la vogliono, l'educazione scolastica, mentre vogliono dettare modi e argomenti di quella impartita dai genitori, un'ora, meglio due di lezione settimanale, porterebbero frutti spendibili nei rapporti fra persone civili. Dalle conseguenze importanti è anche il secondo errore: aver salito qualche gradino di troppo nella scala del "io". Salire una scala comporta, sempre, dei rischi, anche solo, quando la si sale per cambiare una lampadina, quella del "io" però, offre un rischio maggiore: il gradino mancante, che non è, né l'ultimo, ancora meno l'inesistente, è quello, ben concreto, dell' incapacità. Nell'attuale momento, è il gradino più frequentato, vi si affollano uomini(e donne) di governo e un numero imprecisato di aspiranti tali, più un seguito di tapini, pronti a credere alle più svariate promesse mentre, chi le fa, sa benissimo di non poterle mantenere. E si arriva al: quale futuro? Eh, calma, mica ho esaurito l'elenco degli errori!
Alla prossima. Grazie.
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