sabato 21 marzo 2015

Incoscienza.

Sarò breve, per niente accomodante, né gentile. 
Percepisco un lassismo pericoloso, nei riguardi del terrorismo islamico, del tutto irragionevole, non solo in chi governa, anche da parte dell'opinione pubblica, quindi anche in noi. Consideriamo il problema una importuna spina , chissà come, capitata nella bambagia dove siamo abituati a giacere. Quella spina, ormai, si è trasformata nel giaciglio di un fachiro, presto diverrà il barile di Attiglio Regolo. Lamentiamo la lentezza, delle reazioni, da parte dei Governi occidentali, la cecità dei servizi segreti, si invoca maggior attenzione sul flusso degli emigranti. Tutti palliativi inutili. Serve rabbia, non lamentele. Un po' di memoria, per favore. Algeria: più o meno centomila sgozzati, perché gli islamisti consideravano peccaminosi i costumi e l'abbigliamento eredità del periodo coloniale. Donne in jeans, stuprate e uccise a migliaia, gli uomini, che lo avevano consentito, sgozzati. Avvenuto sì, nel secolo scorso, ma non in tempi lontani. Nigeria, oggi, Boko Aram. Fa ridere l'iniziativa per salvare duecento studentesse rapite, non le restituiranno mai. Se non ancora morte lo saranno a breve, intanto gli appartenenti alla setta, pur di non vedere, le donne obbligate a sposarli, nelle braccia di altri uomini, le ammazzano per ritrovarle pure come gigli, nel paradiso di Allah. Serve altro per insorgere? O si deve attendere di averli in casa, imporre la Sharia nei nostri Paesi? Non si dica: cosa possiamo farci, non giustifica il nostro lassismo, perché si può e si deve obbligare i Governi a intervenire. Spediamo mail, Usiamo Twitter, o altro marchingegno simile.

venerdì 20 marzo 2015

Religioni responsabili dell'attuale conflitto.

e meno recenti crimini di guerra, perché di guerra si tratta, seppure in maniera non convenzionale, le azioni Jihadiste, come quelle avvenute l'altro ieri, in Tunisia. 
Premetto di conoscere, solo superficialmente, i vari testi sacri delle tre religioni, ma conosco bene il testo base, da cui derivano gli altri; la Bibbia. 
Va letta, e riletta interamente, per coglierne la pericolosità, e come i sacerdoti la usano, per estrapolare dai versetti, i più adatti a imporre la regola a loro più conveniente, senza badare se sia vera giustizia. L'immediata sensazione, leggendola, è la sicura assenza dell'ispirazione divina. La Bibbia è opera umana, scritta a più mani; da soggetti, indubbiamente, maschili, per dare al proprio genere una superiorità sull'altro. I testi più antichi datano poche migliaia di anni, in precedenza era racconto orale, in un contesto di quasi assoluta ignoranza storica, geografica, antropologica, botanica, e della natura animale, benché l'umanità ne fosse parte. Obbiezioni di questo genere, vengono contestate dai creazionisti, ma qualsiasi cervello sano, capisce sia solo un tentativo, per non fornire giustificazioni più valide all'assurdità del racconto biblico. Vengo all'oggi. Il cristianesimo, nel corso di venti secoli, ha subito più di una variazione di regola, il cattolicesimo in particolare, ma anche molte dottrine protestanti però, alcune, tendono a un radicalismo arcaico, simile a quello dell'Islam. Non sto a specificare quali, troppo lungo. 
Islam. Come il cristianesimo, offre più di un'interpretazione, ma possiede una frangia radicale, se non maggioritaria, ben corposa nel Salafismo, estremizzazione della dottrina Sunnita. Si rifà al testo originario del sesto secolo, la grande stagione di conquiste musulmane sotto il comando di Maometto. Quel testo è la trasposizione integrale delle regole scritte nel Levitico, e nella Genesi, i due capitoli primi della Bibbia. Non quella edulcorata nel corso della recente storia, bensì il durissimo testo arcaico dove la giustizia era dettata dalla regola dell'occhio per occhio, e i peccatori, e gli infedeli erano da ammazzare. Oggi, questa ideologia, è solo in parte rispettata dai vari stati islamici, l'ISIS applica, integralmente, la Sharia originaria. 
L'Ebraismo, ha ormai abbandonato il Talmud, salvo una minoranza rappresentata da quegli strani esseri vestiti di nero, cappello a tesa larga e riccioli. Però non ha abbandonato l'idea della Grande Israele, da qui l'infinita guerra contro i Palestinesi, tarlo che mina l'assetto di un pacifico convivere. 
Guerra. Non si vuole evocarla, già siamo in guerra da più di un anno. Le vittime, mal contate, si avvicinano alle diecimila unità, vittime civili in maggioranza. Quelle subite dal mondo occidentale sommano un centinaio di morti, ma fanno effetto a noi. Mentre le migliaia lontane, paiono meno importanti. Giusto? Secondo il mio parere, non lo è, ignorarle per convenienza, è anche pericoloso, perché si dà fiato allo Stato islamico, ma il punto dell'ingiustizia sta nel considerare le vite di peso differente. Abbiamo lasciato il contrasto a ISIS, ai Curdi e in pare all'odiato Iran, agli altrettanto odiati Siriani di Assad, con l'apporto del restante esercito iracheno, e qualche aereo nostro. Un po' pochino, perché ISIS, ormai attira imitatori da ogni parte del mondo islamico, quindi auspico ci si decida a combatterlo seriamente, ma non in Nord Africa, servirebbe solo a solleticare il nostro orgoglio. Va colpito nel cuore dello stato islamico: a Raqqa, Mosul, Ninive, fino a distruggerlo. Costerà morti fra le nostre forze militari? Ebbene sì, ci saranno caduti, non può fare piacere, ma gli eserciti, e i soldati, non sono forze di pace, la procurano esercitando il mestiere scelto da chi li compone. Cinismo? In parte, per stemperarlo, come ho già detto: fosse conditio sine qua non, mi offro a scendere in prima linea.