mercoledì 31 agosto 2016

Sisma naturale e terremoto provocato.

Ha colpito molto, sopratutto noi italiani(anche me) il recente sisma.Naturale abbia coperto altre notizie, anche queste con il tragico seguito di numerose vittime. Il "parce sepulto" se non si confà a l'evento vicino, non si confà nemmeno ad altri avvenuti più lontano. Riferisco il commento alla Siria e Iraq, in particolare. Solo pochi mesi fa, si poteva imputare al ISIS(là Daesh) il preponderante numero delle vittime e non si ipotizzava nemmeno, diventasse quel numero, se non trascurabile, minoritario rispetto ad altre responsabilità. Invece l'impensabile si sta verificando. Agli attacchi aerei dei Russi, in appoggio ad Assad, a quelli dei Paesi alleati agli Stati Uniti, per destituire il Rais siriano, si aggiungono, in questi giorni, le forze turche, di cielo e di terra, per contrastare le formazioni curde, le uniche che, veramente, combattono contro il Califfato(anche per noi). Non intendo disquisire sul caos della situazione, nemmeno i così detti: esperti, sanno districarsi. Delle vittime, ormai centinaia in poche settimane, non posso solo dolermi, devo urlare la mia indignazione. Partita contro Isis, la guerra in Siria ed Iraq, piano, piano si è trasformata in guerra di interessi, la più cinica. Putin non vuole mollare Assad, non certo per la sua bella faccia, bensì perché gli garantisce la presenza in Mediterraneo delle sue basi militari. Erdogan, non vuole riconoscere ai Curdi di esistere, da mesi fa bombardare i propri territori turchi, perché lì vive l'etnia curda, adesso non li sopporta nemmeno oltre confine. Gli Stati Uniti, contrastano sia la Russia, quanto la Turchia, seppure con quest'ultima condivida l'alleanza Nato. Tutto questo, ha fatto da tritacarne sopratutto in Siria, naturalmente con la carne offerta dai siriani. Non conosco le cifre esatte, ma sono sicuro siano più o meno la somma di venti-trenta terremoti distruttivi(senza sisma).

martedì 30 agosto 2016

Amiche e amici Facebook( con particolare attenzione a chi è appassionato di montagna)

Non è biografia di me alpinista né testamento, ma un po' di tutti e due.
L'amore, perché era vero amore e lo è ancora, per le montagne, era sbocciato lo stesso anno del fine guerra, il 1945, un giorno di agosto. Delle Alpi conoscevo poco, quel che vedevo da casa mia a Torino, l'occasione di andarci a contatto, era arrivata grazie a un prete della mia parrocchia: con il pellegrinaggio al Rocciamelone, in ringraziamento alla Madonna, là situata in vetta, per la pace ritrovata. In due giorni, mi innamorai. Ero salito fino in punta vestito da cittadino, con scarpe da città avevo salito il piccolo ghiacciaio e il sentiero che, da Maciaulsia, raggiunge la vetta. Di ritorno a casa, vestito e scarpe rovinate, avevo subito il rimprovero dei miei e il dileggio dei fratelli. Poco m'era importato, avevo conosciuto il mio amore. L'anno successivo, in campeggio con altri ragazzi a Saint Jaque, in val D'Ayas, il primo assaggio su un 4000, con il coetaneo Renzo e suo padre. Il Castore in traversata dal Quintino Sella al Mezzalama, per replicare qualche giorno dopo sul Polluce. Non ero più vestito da città, ma poco meglio. Piccozza alta 1,30, scarponi chiodati e ramponi militari acquistati al Balun, il mercato delle pulci di Torino. Dal '47 al '60, tutta un'altra storia vissuta quasi in totale da solitario. Di quel periodo, non mi va di dire dove ero salito, potrebbe apparire vanto e non aggiungerebbe nulla alla mia personale passione. Descrivo invece, la condizione in cui si andava in montagna allora o, meglio, in quale condizione ero obbligato andare io. Da squattrinato. I rifugi custoditi, troppo cari per me, rappresentarono si e no il 10% delle notti passate in attesa dell'alba, le restanti ospite o di un alpeggio alto, oppure nei bivacchi. Non le casette graziose de l'odierno, bensì quei loculi di lamiera zincata a due o quattro posti, per fortuna poco frequentati. Ai piedi, le prime Vibram, ben dopo i '50, idem per una piccozza Grivel, di seconda mano e, in pari tempo, di pari marca i ramponi. Chiodi, di varia misura, mai più di 7-8. Altrettanto di moschettoni. Qualche cuneo di legno, un paio di scalette a otto pioli, acquistate queste con la vendita di una sciabola(cimelio di famiglia abbandonata in cantina)e una tragica corda in canapa di 30 metri(Qualche volta una di 40 in prestito)più un martello e due chiodi da ghiaccio. Per finire, a mo' di canadese, per bivaccare in parete, un telo tenda militare. Non ho descritto il mio povero andare in montagna, né per lamentare la scarsità dei miei attrezzi e nemmeno in invidia delle sontuose attrezzature odierne, ogni epoca possiede le proprie, l'ho fatto per far capire quale amore mi possedeva. Alla nascita di mia figlia, avevo dovuto scegliere fra due amori, ed avevo scelto Paola. Correvo troppi rischi, sebbene, con molta fortuna, me la fossi sempre sgamata. Così, dal '61 ai '90, zero montagne. Al ritorno con mia figlia, forse ne '96, non ero più lo stesso, temevo per lei e il timore mi bloccava. La montagna era sempre amore, ma non più fisico, di contatto diretto. Adesso, da cinque anni, sono le fotografie a saziare l'amore, insieme alle descrizioni di Caroline Schmitt, Marta Bolis, Gabriela Aleandros, Marco Berti, Alessandro Filippini, Davide Bubani, Guido Bonvicini e lo scrittore e poeta Stefano Camors Guarda, senza dimenticare l'appassionato Pietro Rigamonti e altri amici con la montagna nel cuore.
Un giorno, forse nemmeno lontano, ritornerò ad abbracciare le montagne, meglio mi farò abbracciare.             

lunedì 22 agosto 2016

Cultura.


CULTURA. Un termine spesso usato a sproposito. Impiegato al plurale è anche peggio, perché la cultura è singola. Semmai si può abbinare a un termine di riferimento, ad esempio Cultura di Giustizia, Cultura dell'Arte. Difficilmente si accompagna bene a un aggettivo. Cultura religiosa, se ci si pensa bene, significa solo conoscenza di un dettato. Diversa cultura poi, non ha senso, la Cultura è conoscenza de l'esatto. E l'esatto non può essere plurimo. L'esatto però, è un continuo evolversi al meglio, della parte ancora sconosciuta del esatto.
Non è cultura quindi, il pensiero mortifero della sopraffazione, della violenza per imporre regole, del sottomettere l'altrui persona perché si considera inferiore. Anche la supposta cultura della Legge e Ordine, tanto invocata dai regimi autoritari e appoggiata da tutte le chiese, è sopruso anti culturale se non viene accompagnata da: Giustizia. Perciò, guardiamoci dal definire: altra cultura, quella parte del Mondo dove la donna è obbligata a sottomettersi alla parte maschile della società, perché in questo ordine di legge, è assente la Giustizia.

Da FACEBOOK

Essì, mi annoio. La mia pagina Fb pare essere diventata quella di un giornaletto dedicato a l'effimero. Passino i post di argomento personale accompagnati da foto sul posto frequentato nel periodo delle ferie. Passino anche quelli di carattere gastronomico, con ortaggi in prima vista, frutto del proprio orto o, per chi li possiede, vigne e campi. Accetto immagini di torte, pasticcini e pietanze varie. Ma risparmiatemi i commenti. Possibile non venga mai in mente qualcosa di meglio di: wow, bbono, vengo anch'io, etc? Quasi, quasi sarei tentato di fornire la ricetta del Rotis sans pareil (un orrore gastronomico, ma celebre), tanto per raccattare decine di commenti. Però, di noia, morirei certamente, come quasi è avvenuto con la storia del "burkini". Tutto poteva essere messo in campo, per mandare sotto accusa il trattamento riservato al genere femminile da certe tradizioni religiose(ho evitato di proposito il termine cultura) tribali e abitudini primitive. L'abbigliamento, pur se di impatto visivo, è la meno pesante delle costrizioni imposte alle donne. D'altronde, anche il bikini con la correlata "prova costume" è costrizione alla moda, per cui una femmina o entra nella '42 oppure è cicciona. Le donne hanno bisogno di ben altro, in primo il rispetto dovuto alla persona, qualsiasi aspetto abbia. Si arrivasse a questo, tutto il resto seguirebbe a cascata.

giovedì 18 agosto 2016

Tormentone Burkini.


Burkini o burqini, ignoro quale dei due termini sia giusto per descrivere l'abbigliamento femminile, dalle donne musulmane indossato per bagnarsi. Letto nella prima accezione, sembra essere la fusione fra burka e bikini. Non ho voluto indagare, né su Wikipedia o altro sito saccente, l'origine e l'autore del neologismo, perché posso immaginare, da solo, il sorriso soddisfatto(e beota)di chi se lo è inventato. A parte la valutazione di "brutto", il neologismo ha scatenato più discussioni di un ipotetico Juventus-Inter, l'evento calcistico definito Derby d'Italia, con un paio di goal fasulli e tre rigori farlocchi. Ministri, primi Ministri, vari esponenti politici, cui si sono aggiunte grandi firme giornalistiche, sociologi di fama e filosofi vari, hanno detto la propria o si apprestano a dirla. Mentre a me del burkini o burqini importa nulla in sé. Mi recassi al mare e mi capitasse di vedere una donna tutta coperta bagnarsi, non ferirebbe il mio senso estetico, già ben sofferente per altre visioni(ad esempio un vecchione come me, in costume da bagno)ma ferirebbe il mio animo, ne sono certo, il pensiero di uomini(ignoranti)con il timore fisso di non potersi contenere alla vista di pelle femminile nuda, perché in fondo di ciò trattasi il divieto coranico che impedisce alle donne di vivere la propria libertà, anche di pelle. Ma è divieto solo coranico? Ennò, quando ero infante, le donne italiane, anche se non tutte, si bagnavano con una specie di gonnone, che le copriva da testa a piedi, in luoghi separati da quello occupato dal predatore maschio. Ridicolo? Essì, ma adesso. Per chiudere esprimo la mia ricetta per cambiare la condizione femminile nei Paesi musulmani(e non solo): non saranno né i divieti né l'indignazione lo stimolo al cambiamento, bensì la sottolineatura del ridicolo di certe regole religiose dettate quando l'umanità conosceva di sé, poco più del terreno sotto i propri piedi. 
Credo che, molte donne di quel mondo, l'abbiano già capito. E noi?

giovedì 11 agosto 2016

Vecchie questioni e vecchietti.


Tre argomenti. In qualche modo collegati per età. Passato un'era storica, finalmente, all'interno di un'aula di Tribunale, si è scritto in sentenza, che la strage di Piazza della Loggia, a Brescia, è stata coperta da apparati dello stato e che, gli esecutori, ne avevano profittato ampiamente. 42 anni per scoprire l'acqua calda. Certi apparati dello Stato, per primo quello dei tre servizi segreti, ma anche la Polizia, molto meno l'Arma dei Carabinieri, abbastanza la Guardia di finanza, a fine guerra mondiale avevano goduto un bel travaso di funzionari colluso sia con la Repubblica di Salò quanto con il regime Tedesco d'occupazione. Siccome si sa che; in Italia si perdona tutto, purché ci si inginocchi al nuovo padrone, e il nuovo padrone è perciò, pronto ad assolvere, come velo pietoso di oblio, venne promulgata l'amnistia, firmata dal Guardasigilli Palmiro Togliatti. Perché stupirsi quindi, se gli apparati dello Stato, ancora farcito di fascisti, aveva coperto, depistando le indagini, i fascisti colpevoli della strage a Brescia e molte altre, di simile provenienza?
Più leggero il secondo argomento: Progresso e procedere. Un numero alto di persone vorrebbe fermare il tempo al periodo, da loro, meglio gradito. E' una forma di conservazione senza senso, sopratutto se si prende in considerazione il progredire (progresso è altra cosa). Il progredire è inarrestabile, come il tempo, come la propria età, cercare di fermarlo all'oggi o, peggio, a tempi passati, è molto meno dell'inutile. Altrettanto vale per il progresso. Senza progresso, l'umanità sarebbe ancora abbarbicata a un albero, come ai primordi, in disputa con gli altri quadrumani per il cibo. Tutto sta nel scegliere quale forma di progresso è utile e deve essere accessibile a tutti e tutti dovrebbero poterne godere. Se non tutto, almeno l'essenziale, del possibile progresso umano, per essere tale, non può essere sottratto a una parte in onore del pensiero conservatore: "è sempre andata così". 
Il terzo è di ordine personale. Soffro repulsione alla moda senile dei pantaloni corti. Vedo coetanei e vecchietti con qualche anno in meno dei miei, uscire di casa abbigliati come bambini: magliette aderenti e pantaloncini, anche alti a metà coscia. Vedere quelle gambettine ormai rinsecchite nei muscoli, bianche, bianche ricoperte di peluria più o meno folta, con ai piedi infradito da spiaggia, mi provoca, non disgusto: pietà. Per un attimo, ma solo per un attimo, vorrei entrare nei loro cervelli per capire quale spinta li porti a rendersi ridicoli. Oppure regalargli una specchiera.

martedì 9 agosto 2016

Dubbio(inquietante)

Temo sia in corso un rimescolamento di alleanze, dai risvolti ancora incerti, ma con un'alta dose di pericolosità, soprattutto per i popoli europei, quindi per l'UE, cioè noi tutti, notoriamente anello debole del Mondo occidentale. Il saldarsi della Russia di Putin alla Turchia di Erdogan e al regime degli Ajatollah iraniani, tre pseudo democrazie, promette poco (nulla) di buono. Anche se non è fascismo dichiarato, i tre Paesi lo praticano sotto traccia. Vorrei sbagliarmi, ma i sintomi sono ben evidenti a tutti: repressione della dissidenza, stampa di regime, giornalisti arrestati, saldatura con il potere religioso, pena di morte promessa da Erdogan o applicata in Iran, in Russia talvolta eseguita, en cascette, dai servizi segreti. Sembra di rivivere gli anni 30. Come ho detto: spero di sbagliarmi e ne sarei felice.

Sciocchezza? Mica tanto.

Poliandria. Termine ormai usato, solo da sociologi e demografi di nicchia, è stato sdoganato all'oblio dei più, oggi su Repubblica, da Chiara Saraceno. L'articolo prendeva riferimento all'ormai noto desiderio del fondatore del UCOI, il signor Hamza Roberto Piccardo: dare fondamento di Legge alla poligamia. Personalmente, sarei più propenso al riconoscimento legale della poliandria. Un arem-gineceo di uomini in attesa di essere scelti per coricarsi con la legittima moglie-padrona, forse riuscirebbe ad abbassare, almeno d'un pelino, la spocchia maschilista di certi maschietti, convinti di portare in mezzo alle gambe il segno della superiorità. Anche quando lo usano per la pipì?

domenica 7 agosto 2016

Proposta.

Il signor Hamza Roberto Piccardo fondatore del UCOI, acronimo di Unione delle Comunità Islamiche, vorrebbe, considerando uguale il diritto concesso alle persone omosessuali di unirsi civilmente al diritto dei poligami di vedere le loro unioni parimenti riconosciute, che lo Stato provveda, con apposita Legge, a dare legalità alla poligamia. In principio non avrei nulla da dire se, anche alle donne fosse concesso sposare due o più uomini. Cosa ne dice il signor Piccardo?