giovedì 26 maggio 2016

Successe in Emilia, non un secolo fa, l'altro ieri.


Non so se sia giusto definire: Società di merda, quella dove sono obbligato a vivere ma, il giudizio, va molto vicino alla realtà. In piccolo, perché non è coinvolta l'istituzione e nemmeno servizi segreti e altri apparati dello Stato italiano, nelle vicinanze di Parma si è riusciti a imitare gli assassini di Giulio Regeni. Se le motivazioni erano futili nel caso del ricercatore italiano, quelle addotte dagli assassini di Mohamed Habassi sono letteralmente abbiette, vanno oltre alla semplice futilità: non pagava l'affitto. Nel nostro paese, i morosi, penso, siano centinaia di migliaia, ma nessun proprietario d'alloggio, immagino, si dedicherebbe a strappare orecchi, parte dei nasi e due dita, per poi ucciderli a sprangate. Invece è successo nel ridente paesino di Anzola, nella provincia di Parma, durante la notte fra il 9 e il 10 del mese in corso. Ignoravo la notizia fino a stamane e avrei continuato a ignorarla ma, grazie a due post, uno di Gloria Stupormundi Togni e quello di Marco Berti, diffuso sulla pagina Viaggiatori dell'ovunque, ne ero venuto a conoscenza. Non brividi, ma nausea. Nausea provocata dalla consapevolezza di vivere nella merda di una società, dove il valore di una persona è determinata dall'appartenenza. O sei dei nostri, oppure sei meno del nulla. Esagero? Non credo proprio. Se la notizia, mi era arrivata solo stamane, è perché era stata diffusa solo in ambito locale. Ora, immaginate fosse successo il contrario. Due marocchini, assistiti da quattro rumeni(unica costante)torturano e uccidono un italiano moroso nei loro confronti. Salvini subito sul carroccio, la Meloni all'assalto, seguita dai Fasci combattenti di Casa Pound e Forza Nuova, Renzi con l'astang: Servono più controlli, Grillo Di maio e grillini vari a fare distinguo su migranti sì, migranti no, il tutto condito da articolesse, dotte, sul Corriere e Repubblica, nonché La Stampa e testate minori. Senza contare il salotto di Vespa e l'infinito numero di Talc Show. Risultato? Un coro di voci isteriche a urlare: Rimandiamoli tutti a casa loro!!!! Se società di merda pare eccessivo, almeno un fiume, maleodorante, scorre, da sud a nord, a dividere l'Italia, personalmente non desidero insozzarmi in quell'acqua merdosa, chi desidera invece immergersi, è libero di farlo, ma non sarà mai mio amico.
Postilla: Ognuno, in coscienza, può giudicare sé stesso e da che parte stare.

venerdì 20 maggio 2016

Agonia dell'Europa.

Fosse ancora n vita Altiero Spinelli, penso esprimerebbe tutta la sua delusione, amarezza, rabbia, vedendoci abbattere il suo ideale di Europa. La vedeva unita memore di cosa aveva combinato divisa in Stati. Nato nel 1907, aveva visto, alla medesima mia età nel '39, nascere la prima guerra mondiale e, al termine, i brevi conflitti, di carattere territoriale, fra Polonia e Cecoslovacchia, Polonia e Lituania. Piccoli dissidi, per una mancata di chilometri quadri, ma sintomatici della rissosità dei popoli europei, anche per motivi di poco conto. Nel '31, l'avevo raggiunto in vita, giusto in tempo per assistere alla guerra di Spagna, la presa dell'Albania da parte del Regno italiano e, va evidente, anche la seconda guerra mondiale. Nata stenta, l'Unione Europea, aveva dato qualche sintomo di crescita fino agli anni '80, anno del ritorno di uno stentio, mascherato dall'ingresso dei Paesi dell'est, che sta conducendo l'Unione a morte quasi certa. Esisterebbe una cura, un vaccino capace di sterilizzare il ritorno alla rissosità e alle guerre. Purtroppo, come succede in campo medico, i contrari strillano di più dei favorevoli alla vaccinazione. In cosa consiste il vaccino, capace di rinnovare l'Unione, è presto detto: l'abbandono dei nazionalismi. L'abbandono del nazionalismo, non comporta l'abbandono dell'orgoglio nazionale e nemmeno l'amore per il territorio di nascita, comporta invece il rispetto dell'orgoglio altrui e dell'amore che, altri popoli, nutrono per il loro territorio. La solita convivenza in pari dignità, che stanno distruggendo nuove e vecchie forze politiche. Prendendo spunto dal disagio economico(reale) della popolazione, dal problema delle migrazioni in aumento, del euro, colpevole di portare, in sé, il difetto della dipendenza dalla sola Banca Centrale, quindi senza consentire alle nazionali di battere moneta propria, indicata come panacea unica per risollevare le sorti di ogni Paese europeo, pur sapendo di mentire, stanno convincendo milioni di cittadini europei. Spero, non riescano, dovessero però, raggiungere lo scopo di dividere l'Europa in Nazioni separate, non io, troppo vecchio ormai, ma chi è più giovane, dovrà prepararsi a vedere le già viste dispute territoriali e ricordarsi dove avevano portato, nel '14 del secolo scorso, la disputa su Alsazia e Lorena(L'assassino dell Arciduca Francesco Ferdinando, fu solo pretesto) e la questione di Danzica nel '44. Due guerre mondiali e il correlato numero: 91,000.000 riferito alle vittime, i morti, senza contare il numero dei feriti, rimasti inabili nel seguito della loro vita e le vittime nei campi di concentramento.

lunedì 16 maggio 2016

LO STUPRO SISTEMATICO E LA MANCANZA DI VERGOGNA IN CHI LO COMMETTE.

Distratti dal  referendum sul si o no trivelle, dalle diatribe sulla legge dei diritti civili, concesse a gay e unioni di fatto, dall'imminente tornata elettorale, dal già incominciato dibattito riguardante l'ancora lontano test per approvare o respingere le riforme costituzionali, la mancanza di attentati sul territorio europeo, ci siamo dimenticati dell'esistenza di Al Bagdhadi, del suo Stato islamico e, di conseguenza, del popolo Yazida. Mi riferisco, in particolare, alle bambine, ragazze e donne, tenute in schiavitù sessuale a disposizione dei combattenti jihadisti. A differenza delle studentesse rapite dal Boko Haram in Nigeria, il numero di ragazze donne e bambine yazide, nelle mani dello Stato islamico, dipende dalla stima di varie organizzazioni, fra cui Amnesti international. In media fra le 1500 e le 3000. Dal racconto delle poche riuscite a fuggire e delle altrettanto poche, liberate dai combattenti curdi, tutte hanno subito stupri, torture e umiliazioni dagli uomini del califfo. In molti casi da più uomini, perché dopo essere state abusate, venivano vendute o regalate ad altri. Nemmeno bambine di 10 o 12 anni sono state risparmiate da quell'orrore. Immagino chi mi leggerà, indignarsi, ma non stupiamoci troppo. Lo stupro sistematico è sempre stato praticato dai vincitori sulle donne dei perdenti. L'amica Loriana Lucciarini, autrice di uno dei quattro racconti contenuti nel libro "4 petali rossi", descrive lucidamente e con grande emotività, il funereo orrore delle donne stuprate, dai Serbi, in Bosnia. Un aneddoto della guerra mondiale 1939--1945 è intitolato: "un russo in pancia". Nella medesima guerra, i componenti dell'esercito nazista, non si facevano scrupolo di violare il più donne possible. Nemmeno gli italiani, si erano sottratti alla pratica, in Eritrea, Somalia, Etiopia e Libia, talvolta anche in Patria, nel corso della guerra civile. Avevano ben partecipato, anche le truppe Alleate. L'episodio più noto, era avvenuto in Ciociaria. Il comando Alleato, per sfondare le linee tedesche, aveva promesso l'impunità, alle truppe di colore, per qualsiasi reato commesso. Gli stupri erano stati migliaia, anche subiti da ragazzi. Un episodio è descritto nel film "La Ciociara" interpretato da Sofia Loren ed Eleonora Brawn, seppure dolcificando. Il medesimo comportamento maschile, si era ancora verificato in Vietnam e nelle mille guerricciole sparse nel tempo e nel mondo. Continua tuttora, come si è visto. Se vi chiede se io volessi giustificare, il quanto scritto, con il: "si è sempre fatto", un comportamento di un'abiezione sotto animalesca, vi sbagliate. Il mio intento vuole mettere sotto accusa i miei simili e me stesso, in quanto maschi. Idolatriamo la donna dei sogni, fino al momento di vederla, solo, pelle e carne gradevolmente distribuite, in offerta alle nostre libidini. Quando inizieremo a crescere in "uomo"e vergognarci?            

venerdì 13 maggio 2016


Non avrei voluto affliggere con l'ennesimo post in tema omosessualità. In considerazione però, delle reazioni isteriche di buona parte dei vescovi, dei soliti ambienti della destra fascista e dei noti Giovanardi, Gasparri etc. penso sia necessario chiarire, una volta per tutte, quale impatto positivo avrà la legge, approvata ieri, su chi, da sempre, era soggetto alla gogna. Lo farò dalla mia posizione privilegiata di etero, una condizione ricevuta alla nascita, senza nessun merito personale, come, senza alcuna colpa, altri nascono omo. 
Credo di essere il più anziano frequentatore di questa pagina, quindi in grado di raggiungere un passato precluso ad altri, per cui nella possibilità di descrivere in quale condizione erano obbligati a vivere lesbiche e omosessuali maschi. Il lesbismo, era vissuto sottotraccia, senza mai emergere in modo palese. Anche i discorsi al riguardo dissolvevano allusioni e sorrisini nella certezza della guarigione al primo contatto con la mascolinità di un marito. Altro trattamento, era riservato a "quelli là", versione gentile del popolare "Cupiu", il corrispettivo piemontese di frocio.
Non sto a ripetere perché, già da ragazzo, mi ero occupato di omosessualità in seguito a due storie di vita tragicamente vissute, limiterò il discorso alla condizione obbligata di un omosessuale, in parte immaginata in altro reale. Incomincio dal reale. Un coming out, era inimmaginabile, l'omosessuale, quindi, viveva la propria sessualità nascosta, l'avesse svelata rischiava di essere interdetto, se ragazzo, dalla famiglia, il minimo. L' intermedio era rappresentato dalla cacciata di casa. Il massimo dal ricovero, a vita, all'interno d'una clinica psichiatrica, come successe al fratello di mia nonna. Anche nascondendosi, il ragazzo omo, poteva tradirsi con gli amici, i compagni di gioco, a scuola, all'oratorio e veniva subito dileggiato, messo nell'angolo, picchiato. Peggio se confessava il suo stato al prete, o incontrava il pedofilo o il censore, con il secondo, un mio conoscente, era arrivato al suicidio. E da adulto? Sul lavoro, poteva incontrare il licenziamento, senza potersi opporre, un padrone di casa poteva chiedergli di lasciare l'alloggio d'imperio, non poteva permettersi una vita sentimentale libera, aveva luogo d'incontro nei parchi, , nelle ultime fila di certi cinema, nelle latrine dei medesimi e nei cessi pubblici. Ma da fantasma pronto a sparire al primo pericolo di aggressione. 
Già, le aggressioni. 
Avvenivano il sabato, per lo più, comunque sempre la sera, gruppi d'amici da bar, organizzavano spedizioni punitive nei luoghi frequentati dagli omo, ne isolavano uno e lo picchiavano in gruppo. Oppure, prima lo adescavano fingendosi a loro volta omo, poi una volta nel luogo prestabilito lo massacravano dopo averlo rapinato. Insomma, un omosessuale era il paria della società, quello che non meritava rispetto, che non possedeva il diritto di vivere i propri affetti, che non poteva denunciare i soprusi, pena la gogna pubblica e delle forze dell'ordine, un essere privato della dignità di umano, che non meritava rispetto nemmeno da vittima. 
Tempo fa, avevo provato a immaginarmi in quelle vesti, ne ero uscito subito in ragione del mio carattere. No, non avrei subito, mi sarei difeso, fino a uccidere.

giovedì 12 maggio 2016

Unioni civili, perché sono contento solo a metà.

Dirmi incazzato, proprio oggi, mentre complimento i 372 deputati favorevoli a riconoscere diritti(dovuti)alle persone omosessuali, può apparire bizzarro, ma il motivo c'è. Mi ero sorbito, ieri, con molto interesse, ma altrettanta noia, l'intero iter della discussione alla Camera, e l'incazzatura era salita poco a poco, fino a cancellare la soddisfazione procurata dal voto finale. Per me, la legge, appena votata, prendeva il significato della dignità restituita a chi era stata tolta da secoli, poco m'importava la questione matrimonio o simil matrimonio, meno ancora dove venisse inserita la strana "Formazione sociale specifica"e in quale articolo costituzionale prendesse riferimento, avrei gradito invece, una discussione nel merito. Invece, sembrava si discutesse una legge per consentire o proibire la gestazione per altri, insomma l'utero in affitto. Premetto, sulla questione mi dichiaro agnostico, perché incompetente nel merito. Fermo invece, il mio giudizio di condanna a quei deputati che, per nascondere la propria omofobia, hanno spostato lì e solo lì l'argomento. Sembrava ignorassero la presenza di una normativa già istituita dalla legge 40. Urlare:si deve proibire in tutto il mondo, può essere condivisibile in principio, ma è ridicolo enunciare il proposito mentre si discute d'altro, poi è anche difficile da realizzare partendo dal parlamento italiano che, fino a prova contraria, decide solo per l'Italia. Semmai, con una petizione alle Nazioni Unite. Anche dichiarare: dobbiamo pensare ai diritti dei bambini, negando ai bambini presenti nelle famiglie omosessuali, il diritto di essere come gli altri, appare contraddizione palese. Intanto, non tutti questi bambini provengono da maternità surrogate, anzi l'ottanta per cento sono frutto di coppie lesbiche, l'altro venti, si potrebbe regolarizzarli con il compromesso di accettare il passato e ammonire per il futuro che, chiunque decida di accedere alla maternità per altri lo farà a suo rischio, con il pericolo di venire incriminato al suo ritorno in Italia. Fermo restando la tutela del bambino, pari, pari agli altri.


Fermo qui il post. A domani il seguito.

martedì 10 maggio 2016

Illusioni e illusi

In margine alla grande depressione, del secolo scorso, un grande economista John Maynard Keynes, alla domanda del solito giornalista, in crisi di serietà, "Secondo lei, dopo il mercato metalmeccanico, qual'è il più profittevole?" rispose: "Quello degli stupidi". Peccato non conoscesse ancora "quello degli illusi", perché sarebbe nato ben dopo la sua morte. Oggi, floridissimo, raccoglie un numero di clienti molto elevato e procura profitti altrettanto elevati ai furbi truffatori, di Stato e non. Chiunque è al corrente della diffusione dei giochi, dove la promessa di facili ricchezze è esposta nelle edicole di giornali, nei bar e nelle tabaccherie: i gratta e vinci. Il gratta è certamente assicurato, il vinci anche, con il distinguo di chi veramente vince: lo Stato,  mentre rimane chimera al grattante. Se l'occasione di una vincita fa notizia, per la sua rarità, la rovina finanziaria del giocatore compulsivo, arriva sulle pagine dei giornali solo in caso di suicidio. Si lasci da parte, adesso, questa forma di truffa statale e si prendano in considerazione le private: quelle bancarie. Le vicende recenti, note a tutti, hanno lasciato in brache di tela migliaia d'illusi. Si dirà: perché illusi? Se a un risparmiatore viene offerto un profitto ben superiore al solito, un minimo di puzza dovrebbe avvertirlo del pericolo d'una possibile truffa. Perché non succede? Per gola. Davanti alla possibilità di un guadagno, altrimenti impossibile, l'acquolina in bocca si sviluppa abbondante e in maniera irrazionale. Uno psicologo, potrebbe spiegare, meglio di me, quale rapporto, di natura intima, lega il truffato al truffatore: il concorso in responsabilità. Quale tipo di morale si può cogliere, a questo punto? Si lasci il truffatore a bocca asciutta, è meglio la crapula, anche se il risultato rimarrà uguale, tasche vuote, però. Però, almeno qualcosa rimane: il piacere di aver goduto i propri soldi. Molto meglio di vedere, i propri soldi, far godere qualcun altro. Poi, certo, si può anche scegliere di rimanere accorti.   

mercoledì 4 maggio 2016


 
Dedico questa foto che mi ha scattato Caroline al Passo Falzarego, all'amico Giancarlo Molinari. Ho terminato da pochi minuti il suo libro "La borsa da viaggio blu", quello che sto leggendo con alle spalle l'Averau. Mi è piaciuto, mi ha commosso, mi ha dato ansia e mi ha fatto più volte sorridere e divertire. Un thriller dolce e duro, in certe parti tanto duro, dove l'alpinismo e il saper superare una parete, nel loro significato reale e metaforico, si dimostrano essere sempre una salvezza ... in tutti i sensi. Grazie Giancarlo della bellissima dedica. — con Marco Caroline