giovedì 28 aprile 2016

Populismo e paura.


Ho esitato, prima di scrivere questo post, avevo timore potesse risultare offensivo. Poi, siccome il tema è la paura, mi sono reso conto che, non l'avessi scritto, il primo a denotare paura sarei stato io. Dunque PAURA. Segue una dinamica precisa, la paura diffusa oggigiorno. In noi, singoli, deriva dall'incertezza causata dalla crisi economica, dall'assenza di fiducia nelle istituzioni, da un possibile, ancorché non ancora avvenuto, dilagare del terrorismo, in fine dal flusso continuo della migrazione, più minuzie varie tipo la criminalità spicciola. Nessuno di questi motivi è da trascurare, ma nemmeno, devono assillarci più del dovuto. Purtroppo, a far crescere la paura, si applicano le ben note forze politiche del populismo, con il consolidato metodo di dare al popolo notizie inquietanti. L'ultima, il pericolo di essere invasi da orde di rifugiati. L'europa, attualmente, ne ospita circa 5 milioni, contro una popolazione di circa 735, ognuno può farsi il calcolo della percentuale, comunque 0,
Ora, non voglio sminuire il problema, voglio semplicemente, lanciare un monito.
Già ammalata di suo, l'Unione Europea, dovessero vincere le forze populiste e le barriere attualmente costruite, per arrestare i migranti, domani impedissero il passaggio, libero, delle frontiere a noi, la povera Europa cadrebbe nella mortale malattia degli anni 30-40, del secolo scorso. Voi non avete vissuto quel periodo, ma io sì, e non era bello per niente.

martedì 26 aprile 2016

Radio RAI (non possiedo televisore)


Stamane, nel trentesimo anniversario del disastro avvenuto nella centrale atomica di Cernobil, in Ucraina, varie emittenti radio avevano allestito programmi commemorativi, con l'ausilio di esperti e testimoni. L'argomento interessava, quindi avevo scelto di seguire la trasmissione, in diretta, su radio 1 Rai. Sarà difetto, mio, di comprensione, alla fine avevo raccolto il già conosciuto, niente di più. Possibile? In tre ore di trasmissione? Niente, proprio niente? Beh sì, di qualcosa ero venuto a conoscenza: le capacità logorroiche di chi conduceva il programma, anzi, di coloro, perché più di uno. Pistolotto, di almeno tre minuti, del conduttore, trenta secondi la risposta, monca, dell'esperto. Monca per forza: l'arrivo del radiogiornale, oppure la telefonata dell'ascoltatore Tizio, e se non Tizio un Sempronio qualsiasi, più le interruzioni del conduttore, della conduttrice, inviati speciali etc. al tapino rimaneva giusto il tempo per dire: E' una questione piuttosto complicata da spiegare in breve, proverò a...Stop!..Radiogiornale!
Stop! Abbiamo in linea X, Stop! Sentiamo la testimonianza di Z.
Stop!!!!! Giancarlo spegne la radio.

domenica 24 aprile 2016

Scritto un anno fa, ma riproducibile a ogni vigilia del 25 aprile.


Ho riflettuto a lungo sull'opportunità di scrivere riguardo la ricorrenza del 25 aprile. Mi sono deciso a farlo perché, nel 45' del secolo scorso, pur ragazzino, ero presente. In questi giorni, ho visto crescere una fungaia di pareri sul significato di resistenza al nazifascismo, tutti, anzi quasi tutti, schierati dalla medesima parte. E' giusto, non vestire i panni di Ponzio Pilato perché, i torti, sono nettamente sbilanciati sul versante del nazifascismo. C'è un ma, però, e un perché il nazifascismo era cresciuto in Europa negli anni dal 20 al 30 del '900. Un ulteriore perché, è necessario a spiegare l'alto numero di consenso raggiunto, dalle due ideologie, simili e dissimili allo stesso tempo. Senza andare troppo indietro, come sarebbe necessario a uno storico del costume, fermo il periodo, responsabile della nascita del nazifascismo, agli anni del primo dopoguerra, i 20. Germania e Italia, pur schierate negli opposti eserciti, avevano da lamentare molto, sul trattamento ricevuto in seguito al trattato di pace. Ovviamente più i Tedeschi. Entrambi i popoli, erano rimasti in brache di tela, una condizione perfetta a far attecchire discorsi di becero populismo. Noi, al contrario dei tedeschi, eravamo ancora nel passaggio fra feudalesimo e modernità, il tasso di scolarizzazione, basso è dir poco, era coltura adatta a far crescere i germi del fascismo, in aggiunta, i governi, avevano liquidato la massa di reduci con un grazie detto, a stento, fra denti stretti. Se si considerano, poi, gli interessi dei grandi proprietari terrieri, e quelli dei capitani dell'industria privata, minacciati dal diffondersi, nella classe operaia, del comunismo, il perché della marcia su Roma, e la vittoria del fascismo, può essere visto, chiaro, da chiunque. Certo, rimarrebbe il Re, ma dei Savoia, è meglio tacere. In Germania, l'avvento del nazismo, era avvenuto con maggior lentezza, la Nazione essendo molto diversa in stato di scolarizzazione e industria, senza l'enorme peso dei debiti di guerra, forse, non sarebbe andata in mano a Hitler, ma bensì verso una democrazia, almeno parziale. Cecità, ma anche un certo consenso a un regime autoritario, in grado di respingere il pericolo del diffondersi dell'ideologia sovietica, da parte dei vincitori, avevano dato il potere in mano a una banda di criminali. Lo scotto lo stiamo pagando tutt'ora. Terminato il percorso, molto parziale, e riduttivo della storia, rimane da aggiungere le considerazioni di ordine morale. Premetto: non fossi stato un ragazzino, di dodici anni, nel '43, sarei salito in montagna con i partigiani. Ciò non toglie nulla, ala possibilità di considerare, le motivazioni di chi aveva fatto il contrario, in parte giustificabili. Non perché giuste, ma giustificabili, sì. 
Se prendo un bambino, all'asilo d'infanzia, lo vesto da guerriero, e gli faccio credere d'esserlo veramente, cresciuto un po' gli metto un'arma in mano(il celebre moschetto), nel frattempo riempio la testolina di un'ideologia qualsiasi, ne sorte un individuo senza possibilità di ragionare in proprio. I balilla italiani, erano uno scherzo, rispetto alla Hitler jugend, dove il lavaggio dei cervelli era scientificamente applicato. Non mi stupisce quindi, leggere, nei giorni scorsi, la testimonianza del contabile nel campo di sterminio di Auschwitz; Hitler aveva salvato la Germania, non c'erano più disoccupati, credevamo in lui ciecamente, etc. etc. etc. Questa persona, attualmente sotto processo, riconosce di essere colpevole di aver partecipato allo sterminio di migliaia di ebrei, e altri deportati, quando aveva ventun anni. Non lo assolvo, ma non posso nemmeno colpevolizzarlo del tutto, perché cresciuto nel tritacarne della Hitler jugend. Quindi, ne ho pietà.

giovedì 21 aprile 2016

Pesce in scatola(non è una battuta)

Dovrei smettere, ma non lo farò, d'informarmi. La Tv a casa mia è già assente, abito pressoché isolato dalla folla, quindi potrei crearmi la perfetta condizione dell'eremita, rinunciassi alla radio, al web e alla lettura dei giornali. Siccome però, sono squinternato, leggo, ascolto,bazzico sul web e mi deprimo. Limitassi la voglia, di sapere e conoscere, ai fatti spiccioli di cronaca, sport e previsioni sul tempo, vivrei beato nel regno della Beozia. Sarà a causa dello squinternamento, ieri, oltre a raccogliere le consuete notizie riguardanti l'ISIS, la migrazione, fatti e fattacci di casa, europei, anche mondiali (non mancano mai) ero caduto sulle pagine interne di Repubblica, Pochi paragrafi, e mi si erano seccati i testicoli. Non servono più a procreare(causa età)ma per riflesso condizionato. Improvvisamente procreare altri esseri umani, m'era parso una condotta criminale. Nel servizio giornalistico, era descritto l'uso di schiavi nella pesca del pesce in Atlantico. Pensare sia possibile, ed è possibile perché si fa, schiavizzare migliaia di poveri pescatori, per anni, in condizioni di lavoro sotto umane, mi aveva fatto sorgere istinti omicidi. Mi chiedo, siccome le compagnie che allestiscono i convogli di navi, sono note, ed anche le industrie per l'inscatolamento del pescato collegate, sono altrettanto note, come sia stato possibile, in anni e anni, dover attendere l'inchiesta di quattro giornaliste(ora premio Pulitzer) perché uno scandalo del genere venisse alla luce? Lo scatolame, presente su tutte le scansie dei più noti supermercati, certamente l'abbiamo acquistato tutti e, il contenuto mangiato. Mi auguro venga disertato da tutti, d'ora in poi, perché il rischio da correre, continuando a consumare quel cibo, non è rappresentato dall'eventuale lisca di pesce, ma di mangiarsi, insieme al tonno in scatola, la vita di uno schiavo.

mercoledì 20 aprile 2016

Migranti nel lusso.

Scaduto l'argomento trivelle sì, trivelle no, sulla mia pagina è ritornato l'impazzare di vicende personali, quisquilie di vario genere, qualche frase fatta pescata chissà dove, un numero ridotto di notizie interessanti, persino un paio di dispute, ma nessun riferimento, serio, al perdurare della tragedia, a noi invisibile, delle morti nel canale di Sicilia, nel Mar Egeo e nelle terre da dove fuggono i migranti. Non discuto sia d'importanza il quesito posto dal referendum, non discuto nemmeno l'impegno civile degli appelli per recarsi a votare, tanto per chiarire l'ho dato il mio voto, anche se con scheda bianca, non essendo rimasto pienamente convinto né dalle ragioni del sì, ma nemmeno da quelle del no. La scheda nera, invece, l'abbiamo depositata nell'urna del dimenticatoio, con un sì, sul quesito: chi se ne frega se muoiono sti cazzo di migranti!
Frega a me, per esempio, quindi batterò il chiodo anche al costo di sfinirmi. Lo farò di frequente, senza peli sulla lingua, senza rispetto verso chi vomita falsità con l'utilizzo di siti fornitori di bufale sui migranti, tipo: sono alloggiati in alberghi di lusso, oppure: ricevono 35 euro al giorno. Per inciso: i 35 euro vengono divisi così: 32,50 fra logistica vitto e alloggio, 2,50 come paghetta giornaliera all'assistito. Inciso 2: vi garantisce chi nei grandi alberghi ha lavorato che, lì dentro, nessun direttore, proprietario o società proprietaria, si sognerebbe di alloggiare qualcuno per 32,50 euro giornalieri, pasti inclusi poi, quando quella cifra non coprirebbe nemmeno il costo della prima colazione. Il massimo della generosità d'un grande albergo, per ospitare qualcuno a quel prezzo, sarebbe l'offerta di passare la notte, a digiuno, in piedi nell'armadietto delle scope. Forse. 

sabato 16 aprile 2016

Post vecchio di un anno, ma sempre attuale.

Forse, ma anche senza forse, è cazzeggio, perché molto vicino al verbo servito dall'ausiliare essere. Il post, prende spunto da: "palle", non certo l'oggetto per giocarci, proprio le ghiandole atte alla riproduzione, in molte accezioni del termine. Se citata singola, prende l'accezione "coglione", per dare tratto negativo a chi è rivolto. Ma, se è palla, e non coglione, ha significato di noia, o frustrazione. Se detto da donna: "ma che palle" assurge allo straniamento di genere. Da parte di un maschio: "ho due palle", scade nell'ovvio, ma se il detto arriva a dichiarare: "mi fai due palle così" può significare scelta, o forma di palle per chi ne è privo. Quando arriva in bocca ai maschilisti, si va sul tragico. Senza palle, è molto peggio di: senza cervello. Tira fuori le palle, preso sul serio da chi è invitato a farlo, può costare un soggiorno, di qualche mese, in carcere. Quest'ultimo esempio, è molto di moda nel mondo del calcio. Gli allenatori, chissà perché, al posto d'invitare la squadra a sortire talento, corsa, estro, vuole vedere le "palle" esposte. Il massimo di stranezza, lo si assurge nel giudizio: "è una donna con le palle". Comunemente, quel giudizio, viene pronunciato da maschilisti al cubo. A loro rivolgo la domanda: fareste l'amore con un travestito? Immagino indignati NO. Ma se ha le palle, una donna, o è fenomeno, oppure appare donna, ma non è, quindi:travestito!

giovedì 14 aprile 2016

Perché ho voluto scrivere due post sul referendum di domenica.

Come si può notare non è indicazione per il si o il no. La scelta di occuparmi del quesito referendario era dipesa dal fiorire di inviti per l'una o l'altra opzione, mai accompagnati da un minimo di spiegazioni su quello che comporta l'abolizione o il mantenimento delle piattaforme d'estrazione entro le 12 miglia. Perciò, le ho aggiunte.

Parte seconda, sul voto di domenica.

Oggi tocca al sì. Votare sì, cosa implica: tutte le concessioni all'interno delle 12 miglia non verranno rinnovate fra 2-3 anni, cioè al termine contrattuale. Rimarranno, invece rinnovabili le concessioni a chi opera estrazione di petrolio e gas oltre quel limite. Si produrrà un calo di all'incirca 5-6 mila posti di lavoro e la perdita di parte delle royalty e degli introiti fiscali. La quota mancante, con la chiusura dei pozzi, di gas e petrolio dovrà essere acquistata da paesi produttori esteri.
Fin qui, gli svantaggi.
Vantaggi: riduzione, talvolta marcata, del rischio d'un, sempre possibile, incidente a una piattaforma d'estrazione e conseguente danno alla vita ittica.
La distanza delle rimanenti piattaforme, quelle oltre i limiti, concede interventi efficaci, nel caso di rotture, da cui effusione di petrolio in mare, prima dell'arrivo, sulle coste. Operazione quasi impossibile attuarsi, quando avvenisse a breve distanza.
Minor transito di mezzi navali dai porti ai punti d'estrazione, quindi meno sentine gettate fuori bordo(illegale, ma talvolta effettuate, non tutti rispettano la legge)
In conclusione. Come succederà a me, domenica, ognuno deciderà il proprio voto, valutando i pro e i contro.

Parte prima sul voto di domenica(scritto ieri)

Il voto di domenica 17, un si o no meditato? Temo non lo sarà. Da un po'appaiono sulla mia pagina, con prevalenza del sì, i propositi di voto. Devo ammettere di non aver ancora deciso, né per l'una o l'altra opzione, la terza, del non voto, è fuori della mia abitudine. La mia indecisione deriva dal fattore: conoscenza e, nell'attuale momento, non sono ancora informato su tutti i risvolti e conseguenze, che un sì o un no possano implicare. Con il sì, si schierano fattori di carattere ecologico: protezione di mare e coste da un possibile inquinamento, il no pesca ragioni sul fattore economico e perdita di occupazione lavorativa. Ragionando su quale interesse sia prevalente, fin ora, ho collezionato solo dubbi.Entrambe le opzioni, offrono ragioni da vendere per essere votate, siccome però, è necessario scegliere, il fattore da escludere, nella scelta, è l'emotività. Per non farla troppo lunga, oggi, metterò in discussione il positivo e il suo contrario, d'una possibile vittoria del no, rimando a domani il sì.
Attualmente, in Italia, operano 887 pozzi estrattivi, 532 a terra, 355 in mare, quelli in questione nel referendum. Di quest'ultimi solo una parte viene coinvolta, i pozzi all'interno delle 12 miglia marine, vale a dire 22 chilometri e 224 metri, Dei pozzi operanti in questo limite, 66 estraggono petrolio o lo stanno cercando, i restanti estraggono gas metano. Ovvio, il potenziale d'inquinamento deriva, in maggior parte dai 66 petroliferi, dei quali, circa un terzo, rimarrà operante essendo fuori le dodici miglia. La produzione, nel 2015, di petrolio in mare, è stata poco più di 750 tonnellate di greggio sul totale Terra--Mare di circa 5 miliardi e mezzo. Il frutto complessivo in denaro, fra tasse e royalty, porta al bilancio dello Stato 1,3 miliardi con le prime e 340 milioni con le seconde. Sulla bolletta energetica, gas e petrolio italiani coprono il 10% del totale.
Incasso del fisco e risparmio sulla bolletta energetica, sono i lati positivi. Il contrario è rappresentato dai rischi derivanti da estrazione e trasporto, dalla corretta trattazione delle acque reflue ed altre scorie residue dell'estrazione. Su estrazione e trasporto, è necessario seguire le più rigorose procedure di sicurezza, operazione consentita da una tecnologia, ormai molto avanzata. Punto di dubbio: costa e siccome costa si farà? Acque reflue e scorie residue, correttamente trattate, non sarebbero altro di un restituire, alla terra, minerali sottratti. Il dubbio, in questo caso, è rappresentato da una S. Messa davanti, "correttamente" cambia significato. Stop, per oggi.

sabato 9 aprile 2016

FILIPPICA, perdonatemi.

Erano rari, ma stanno andando verso il frequente i giorni volti al pessimismo. Oggi sto rimirandomi in uno di quelli. Mi chiedo e vi domando: è normale spendere in sciocchezze e lamentele lo spazio offerto dai social? Passi, diffondere qualche notizia della propria vita, sociale o famigliare, passino anche, le condivisioni di affanno personale, ma perché limitarsi a queste due sole attività comunicative? Possibile non venga in mente altro? Non nego faccia piacere la ricezione, da parte di un'amica o amico, di un evento, una fotografia o di un semplice mi piace, però, al di là di queste manifestazioni sociali, esiste un vastissimo numero di argomenti da discutere. Il primo che mi viene in testa, è il discutere su una lamentela frequente: tutto va storto e nessuno fa qualcosa. Domanda: il "nessuno" ha un'identità precisa? Oppure ha l'imprecisione identitaria del "Quelli"? Secondo me, sotto quel nessuno si nascondono me e voi tutti. Perché, per raddrizzare lo storto, che lamentiamo, è inutile aspettarsi lo raddrizzi chissà chi, si deve impegnarsi di persona, pur nel proprio piccolo, iniziando dai minimi particolari, esporsi con le personali opinioni e qualche idea. Processo lento sì, ma processo, la staticità del: nessuno fa niente, fa rimanere nell'attuale stato delle brache di tela.

venerdì 8 aprile 2016

Bullismo omofobo.

Nel corso di una recente inchiesta sul bullismo, ciber in particolare, si è affermato essere in forte crescita quello omofobico. Non mi sorprende più di tanto, perché l'omofobia, in Italia, risulta in percentuali più alte di quasi tutti gli altri Paesi europei. Se si analizza il termine "fobia", sinonimo di paura, nel caso dell'omosessualità, non ha ragione d'essere, l'omosessualità non essendo contagiosa, non si trasmette, quindi non può fare paura. Meglio si adatta il temine odio. Per odiare sarebbe necessario trovare un motivo serio, un motivo di danno, un motivo di pericolosità sociale che, nel caso dell'omosessualità di circa un 5% di persone, proprio non si verifica. Non è sufficiente per odiare il sentimento dell'antipatia, espresso da qualcuno riguardo le persone omosessuali, come non è sufficiente stimarle incapaci di procreare, all'interno di una popolazione, già persino troppo numerosa. Perché odio, quindi? Perché l'odio, sovente, si nutre di irrazionale e si sviluppa se viene inculcato. Che qualcuno abbia interesse a far sviluppare odio verso le persone omosessuali, mi riesce difficile pensarlo, facile invece, individuare le menti intente a trasmettere questa forma di odio, senza ragione logica alcuna, ma solo a causa di pregiudizio. Fossero poche persone isolate, la loro pericolosità, rimarrebbe contenuta, ma così, non è, in quanto fanno parte di potenti organizzazioni, dalla comune provenienza: il radicalismo religioso. Elencarle chiede qualche riga. Prima, per numerosità degli aderenti, il movimento Neocatecumenale, cui aderisce il dottor Massimo Gandolfini, promotore del Family day con il motto "difendiamo i nostri figli", segue "Generazione famiglia", ex Manif Pour Tous, in evidenza con i raduni delle "Sentinelle in piedi", i "Giuristi Per La Vita" dell'avvocato Gianfranco Amato, molto attivo su e giù dell'Italia a promuovere conferenze sul tema "no gender", il giornale on line La Croce, diretto da Mario Adinolfi, cui si aggiungono vari movimenti tipo la fondazione Magna Carta dell'onorevole Gaetano Quagliariello. Risparmio nomi isolati, seppure pesanti per carica e notorietà. A tutto questo si aggiunge il deciso appoggio di buona parte della gerarchia cattolica e una rete di parrocchie diffusa su tutto il territorio, senza contare il favore dei Rabbini e degli Imam e, naturalmente, qualche milione di bigotte e bigotti. Messo insieme il tutto, si può capire quale forza d'urto rappresenta l'unione di tante sigle e di quante risorse finanziarie dispongano, però, stranamente, tutti i signori citati, capi e capetti, accusano una fantomatica Lobby Gay di forzare le istituzioni a concedere, secondo loro immotivati, diritti agli omosessuali. Il primo diritto da riconoscere a una persona, proprio quello negato a lesbiche e gay, dai detti signori, è vivere in serenità la propria condizione, senza perciò ricevere odio. Non ci si può stupire, a questo punto, se il bullismo ciber e non, stia aumentando. Quando una ragazzina o un ragazzino viene sospettato, o risulta certo, di essere omosessuale, compagne e compagni essendo giovani, ed essendo i giovani spugne, assorbono facilmente pregiudizi e, con la loro disponibilità a copiare i comportamenti adulti, se hanno genitori, parenti, insegnanti o qualsiasi altro educatore, che diffondono disprezzo e odio, anche loro dispensano odio e disprezzo verso ragazze e ragazzi, stimati diversi, e perciò, da marginalizzare. In ciò si configura una vera e propria malattia sociale, dove i colpiti non appartengono solo alla categoria delle vittime, i carnefici, pur inconsapevoli, finiscono annichiliti, loro stessi, dal virus che hanno diffuso. Crescere con il tarlo dell'odio dentro, distrugge l'empatia perfino verso sé. Nel caso poi, di un corpo spiaccicato al marciapiede, non vorrei immaginarmi nei cervelli di chi, con le parole, ha procurato a quel corpo, il volo di quattro, sei o più piani d'edificio. Ciò nonostante, la colpa tocca solo marginalmente il soggetto ultimo: il bullo, il fondo, rappresenta solo la lama del coltello impugnato da altri, tutti quei soggetti adulti descritti sopra e tutte quelle persone, che li ascoltano. Si può uccidere in vari modi, ma il più vigliacco è farlo lentamente, lasciando in vita un corpo spento di spirito, di prospettive, di speranze e di scelta propria.    

martedì 5 aprile 2016

Prima sulle religioni.


Se ci si pensa bene, tutti, abbiamo una madre e due padri, secondo le religioni, quello biologico e Dio. Uno, quasi sempre individuabile, il biologico, l'altro è simile all'araba fenice: tutti dicono ci sia, dove nessun lo sa. Eppure, nella mente dei credenti, pare dimori con certezza in cielo. Altrettanto, con certezza, il suo contrario, il diavolo, abita le profondità del globo terrestre. 
Questa favola, è stata inculcata a tutti nel periodo dell'infanzia, un sopruso, perché, da bambini, qualsiasi favola prende l'aspetto di realtà, attecchisce e, in seguito, estirpare l'immaginario di una favola diventa operazione difficile, talvolta persino dolorosa. Il dolore deriva dalla presa di coscienza di essere mortali, senza poter sperare nel seguito: una vita spirituale eterna e, magari, condita con la risurrezione del corpo. 
Fin qui, a parte la frustrazione descritta, il danno procurato all'umanità, dalle religioni, è ancora di lieve entità. Incomincia a diventare consistente quando, i credenti, vogliono imporre, all'umanità intera, regole di supposta provenienza divina. Esiste una casistica immensa, dei guai provocati da questa voglia d'imporre, a tutti, il credo religioso, tanto da rendere impossibile elencarli nel breve spazio di un post, salvo uno: il frazionamento del Dio stesso. Se le tre religioni monoteiste, fanno capo alla medesima figura divina, ma con molti distinguo, la fioritura di altre divinità è numerosissima e, nel coso dei tempi, tutte le divinità, monoteiste o politeiste siano, hanno fatto campo di battaglia l'intero globo terracqueo, con armi e svariate, contrapposte, ideologie. La conseguenza: un numero elevatissimo di vittime, di cui i morti si contano a milioni. 
Domani il seguito, nel frattempo, con l'ausilio di una calcolatrice, provate la somma dei cadaveri, lasciatasi dietro dai conflitti fra religioni.

lunedì 4 aprile 2016

Bulli e bullismo.

Un post e un video, mi hanno offerto l'occasione di meditare sul bullismo. Ho cercato di relazionarmi con i sentimenti di un bullo, come faccio sovente, per entrare in empatia con le vittime e, alla fine, ho capito quale tarlo cerebrale spinge a compiere l'azione: la vigliaccheria. Può apparire strana, la mia conclusione, perché il bullismo si ammanta di coraggio, facendo apparire la vittima un pusillanime incapace di reagire. Ma è falso coraggio, in quanto il bullo ha necessità di avere appoggio e, per ottenerlo, fa opera di proselitismo preventivo. Scelto il soggetto adatto che, secondo lui, presenta un difetto di normalità, lo fa notare ai compagni, ne accentua il carattere, lo ridicolizza fino a convincere i compagni che: beh, merita una lezione. Mi sono anche chiesto quali dinamiche portano a diventare bullo, perché bullo non si nasce, si diventa. Molto dipende dall'assorbimento di pregiudizi e di stereotipi, da non trascurare però, la personalità disturbata, almeno sospettabile in chi ha bisogno di annichilire qualcuno per sentirsi qualcuno. Il bullismo, forse, non è eliminabile per intero, di certo si può cercare di contenerlo in episodio poco frequente. Non credo con il buonismo raccontato dalla Cortellessi nel video, vorrei vedere se, un ragazzino sospettato di omosessualità e perciò bullizzato, si permettesse di abbracciare il suo denigratore. Minimo, minimo una ripassata a più mani(e piedi). No, è necessario puntare alto, far capire ai bulli di essere tutt'altro che: "normali" fighi da ammirare, rendere coscienti i bulli di possedere vigliaccheria, peggio, vigliaccheria bisognosa del consenso di altra vigliaccheria, quella del branco. Chi dovrebbe informarli di possedere un tratto, così negativo? Tutti, in genere, ma in particolare gli educatori, a scuola, in famiglia e in ogni luogo preposto a far crescere, senza delicatezza, a muso duro. Altrimenti, prima o poi, si dovrà piangere, come è già successo, il suicidio inconsapevole, perché attuato senza la coscienza della propria morte imminente, di qualche ragazzina o ragazzino. Bel risultato ottenuto da chi considera il bullismo una ragazzata: corpo spiaccicato sul marciapiede o penzolante a un cappio.

domenica 3 aprile 2016

IN MEMORIA.

Non fossi venuto a sapere, da una trasmissione radio che, domani, sarà il 48°anniversario dell'assassinio di Martin Luther King, mi sarei dovuto rimproverare la disattenzione causata dalla mia ignoranza. Perché proprio non conoscevo la data di quella morte. Eppure, era un uomo con i miei medesimi ideali di libertà ed eguaglianza. Certo, esiste un abisso fra il suo peso intellettuale e il mio, ma la sua celebre frase: I have a dream, calca perfettamente il mio sogno. Purtroppo, per ora, solo sogno, ma non dispero si realizzi. Anche se non riuscirò a vedere il giorno in cui, tutti, saranno uguali.