giovedì 31 marzo 2016

Ricordo.

Ignoro se succeda a tutti o nessuno, a me succede di entrare in forte empatia con le persone sofferenti. Un'empatia tale, da permettermi di percepire il dolore altrui, anche se proviene da persona o più persone immerse in difficoltà che non mi appartengono. Una prima volta, mi era successo quando ero ancora minorenne, nella mia città natale, Torino, in seguito a un fatto realmente accaduto, di cui ero stato testimone. Ero in transito sul ponte Regina Margherita, era fine aprile del 1945, circa alla metà della campata centrale, avevo davanti a me un gruppo di persone armate di mitra e fucili, erano partigiani, al centro del gruppo due ragazzini più o meno della mia età in divisa da giovane fascista. Ero a dieci metri da loro, quando li avevo visti sollevare, da più mani, e volare in acqua, immediatamente dopo qualche raffica dai mitra li aveva uccisi. Non ricordo se avessero urlato di paura, a me erano rimasti impressi i loro visi, avevano l'espressione di chi non si rende conto di essere a un pelo dal morire. Coricato nella mia stanza, quella notte avevo sofferto con loro, avevo pianto perché pensavo non fosse giusto morire alla mia stessa età, avevo pianto perché erano morti pagando le colpe di altri, adulti che li avevano indottrinati con un'ideologia criminale. Quello appena raccontato, è il primo episodio, che ha contribuito a costruire la mia sensibilità umana. Nei prossimi giorni, ne racconterò altri.

RIFLESSIONE.


Potrei chiedermi, qualche volta, se sia ragionevole spendersi per altri. Non Credo di potermi rivolgere la domanda, ma posso spiegare il perché non mi verrebbe naturale. Per primo, io stesso sono altro, rispetto al prossimo, ma anche uguale. 
In conseguenza di ciò, pretendo rispetto e, il medesimo rispetto, lo devo all'altrui persona. Quindi, se qualcuno, del mio prossimo, viene trattato senza rispetto, reagisco. Nella società, alcune categorie vengono escluse dal rispetto: i bambini, considerati, sovente, semplice proprietà dagli adulti, chi fugge, non importa se da guerre o povertà, le donne(di qualsiasi età)considerate, in gran parte del mondo, essere inferiore ai maschi( ma il maschilismo non è morto in nessun paese, anche evoluto) gli omosessuali, in settantadue Nazioni esistono specifiche leggi di condanna(in 7 vige la pena di morte) le etnie senza patria, vessate dalle etnie maggioritarie( Vedi Curdi, Tibetani, i Balochi nel Pakistan. Troppi impegni? Troppo per me? Alla prima domanda, rispondo: l'elenco è incompleto, alla seconda: sicuro, la mia piccola persona nulla può, salvo usare la parola, perciò la uso.

mercoledì 30 marzo 2016

Fantasia.

Grafomane, d'accordo, ma non posso ignorare una notizia(falsa)
In questi giorni, gira più di un video, che vorrebbero dimostrare complotto gli attentati. Ascrivono al solito fantomatico organismo segreto, sovranazionale, dedito a sottomettere il mondo intero, l'intenzione di far apparire vero il falso costruito da loro. Non viene citato nessun nome, ma si fa capire la nazionalità dei caporioni: Stati Uniti. Impressiona il numero dei complici esterni. Si va dalla rete, mondiale, delle case editrici dei più noti giornali, ai Governi occidentali, agli eserciti, le forze di polizia, naturalmente la finanza dei big delle borse, gli ospedali dove sono stati ricoverati i feriti, fino a immaginare persone disposte a fingersi ferite o morte. Il perché del complotto, è impedire ai Paesi emergenti, di etnia araba e la Russia, di prendere il sopravvento. Da modesto autore, di un solo triller, provo invidia verso persone di così vasta immaginazione, l'avessi, il best seller sarebbe garantito.

Pubblicità.


 Se si fa caso, ne siamo sommersi, se si fa caso, la quasi totalità degli annunci pubblicitari, ci trattano da stupidi. Si prenda il caso dei supermercati, ogni giorno via tele e radio descrivono come meraviglia la spesa presso i loro magazzini. Usano aggettivi seducenti tipo: intelligente, conveniente, etc.
Spacciano amicizia, non richiesta, e giungono al colmo di dirci, noi siamo tu. Tutti, danno la possibilità di accedere a una carta magnetica, che permette di accedere a prodotti scontati. Sembra un vantaggio, se non ché, lo sconto viene spalmato, sul medesimo prodotto, quando il periodo di sconto scade e l'abitudine è ormai acquisita dal consumatore. Peggio va con i prodotti tecnologici. Compri un cellulare e, subito, ti accorgi che è diventato obsoleto perché, il solito spot pubblicitario, ne presenta uno nuovo dalle prestazioni superlative. Si getta il precedente, si acquista il nuovo, per accorgersi, immediatamente, di una rinnovata offerta che, è solo questione di tempo, l'apparecchietto, può sostituirti in tutto. I Bischeri, in fatto di stupidità, erano dilettanti.

lunedì 28 marzo 2016

Per alleggerire.

Oggi, uno dei giorni più festeggiati, scrivere di faccende tristi pare inopportuno. Perciò, l'argomento odierno è dedicato ai miei coetanei. Sarà che invecchiare non piace a molti, sarà perché è di moda apparire giovanili, sarà perché non si colgono i limiti imposti dell'età, sarà quel che sarà, è molto apprezzata, dai miei coetanei, l'attività sportiva del gareggiare. Nulla di male, se la ci si fa, però il partecipare, del fu De Coubertin, non viene apprezzato, meglio il partecipare, per vincere. Nemmeno in questo nulla di male, vincere procura piacere, perdere no. E qui, arriva il punto dolente: vincere con la frode. Già un po' ridicolo vedere ottantenni gareggiare i 100 metri piani con il viso stravolto dallo sforzo per giungere al traguardo, oppure nel tentativo di lanciare il peso, senza farselo cadere sui piedi, si viene travolti dallo sghignazzo quando si viene a sapere che, gli arzilli vecchietti, assumono dopanti per risultare primi. E pazienza ancora se, la gara, è ufficializzata da federazione apposita, il colmo del ridicolo, viene colto dai gruppi di nonnetti in bici, impegnati fra loro, in gara privata e, per arrivare primo, qualcuno assume Epo. Infarto alle porte e ben gli stà.

Pessimismo?

Oggi, sono di pessimo umore e, penso, si sia capito, ma come si potrebbe essere altrimenti, se da un paio di anni si trattano i medesimi argomenti, nella speranza di vedere qualcosa migliorare e nulla avviene? In 730 giorni, come fosse evento impossibile, si è voluto ignorare di essere in guerra. In 730 giorni, si è voluto ignorare che, detta guerra, è andata vicino a provocare un milione di vittime, la maggior parte rappresentata da innocenti vittime civili. In 730 giorni, si è voluto esorcizzare un nostro intervento per dare termine a una guerra che, già ora, si combatte anche nel nostro territorio. In 730 giorni, si è assistito, inerti, al genocidio dell'etnia Yazida. in 730 giorni, si è sopportato il nascere di una forma, peggiore delle precedenti, di estremismo religioso. In 730 giorni, abbiamo lasciato annichilire il coraggio in favore della paura. In 730 giorni, si è sentito urlare: mai in guerra!
Come fosse possibile dare termine all'evento senza combatterlo. In 730 giorni, avremmo dovuto decidere di scovare il nemico, che ci combatte, là dove è posizionato, in Siria ed Iraq, adesso anche in nord Africa. Sicuramente, l'avessimo fatto, si sarebbe dovuto piangere nostri morti fra le forze militari inviate. Mi si può accusare di cinismo, se dico che: quando si sceglie, volontariamente, la carriera militare, non lo si fa solo per sfilare in parata? Aggiungo un punto: anche io sto dalla parte dei pacifisti, con un distinguo: se vengo attaccato, reagisco, mica espongo la bandiera bianca. Se poi, qualcuno non è ancora edotto, ripeto: mi offro per primo a morire per la mia e per la libertà di tutti, quindi a scendere in prima linea.

Lahore(e dintorni)

Dal mio eremo, dove volontariamente mi sono relegato, l'unico contatto certo, con il resto del mondo, è la connessione internet. I lavori di preparazione dell'orto, qualche faccenduola in casa, mi avevano trattenuto dal scendere a valle, quindi niente giornali. Ieri sera, dopo cinque minuti, il mio computer era andato offline. La notizia dell'attentato a Lahore quindi, sono venuto a conoscerla una mezz'ora fa. L'inciso della notizia è: cristiani. Fossero state, le vittime, di religione diversa, la notizia avrebbe avuto il medesimo rilievo? Oppure sarebbe risultata uguale alla strage di ragazzini in Iraq, passata su Repubblica con un trafiletto, di poche righe, nelle pagine interne? Credo, ormai, si sia persa l'empatia fra umani, se il peso di una vittima deriva dal suo credo religioso. Sempre di più mi felicito di avere un'età, molto avanzata, che m'impedirà di assistere al disastro.

Desolato(e arrabbiato)

Ormai è andata, si è fatto l'abitudine, se proprio non scoppia sotto i nostri piedi, la bomba, diventa un insignificante petardo. Comprensibile, sia più doloroso piangere i vicini o i parenti stessi, ma se una vita perde valore con la distanza e diventa solo notizia da leggere distrattamente, non si può pretendere l'attenzione quando le nostre vite vengono distrutte vicino casa o qualche vita nostra si perde nell'attentato in un paese lontano.

martedì 22 marzo 2016

Catilinaria.

Noto un'attenzione, inconsueta, agli attentati. Da stamane, alla notizia di quelli perpetrati in Belgio, è un susseguirsi di immagini e di commenti. Ieri, invece, tutti occupati a diffondere le solite sciocchezze, potrei felicitarmi del risveglio di coscienza, ma temo di vederla sgonfiarsi in breve tempo. L'alzata di scudi, era già avvenuta in seguito alle morti, fra cui quella di una ragazza italiana, in seguito all'assalto del Bataclan a Parigi e, l'anno precedente, nella medesima città quando, due assalitori, uccisero mezza redazione del Charlie Ebdo. Devo citare il silenzio, di tutti, un paio di settimane dopo gli avventi? Era paura di un possibile perpetrarsi di quelle azioni e, quindi, la rimozione pareva il modo di esorcizzarle? Oppure, come è più probabile, coltiviamo la leggerezza degli ignavi. Prospettare una guerra, solo un anno fa, generava proteste diffuse, oggi tutti sono convinti della sua inevitabilità, eppure, anche se ci rifiutavamo di combatterla, la guerra era già ben presente, ma toccava ad altri il ruolo della vittima. Forse è risveglio, il nostro, purché non ci si abbandoni, una volta di più, alle solite sciocchezze.

Era mia intenzione, le bombe a Bruxelles mi hanno fatto cambiare idea.

Avrei desiderato occuparmi di alpinismo, oggi, le vittime degli attentati in Belgio, nella capitale d'Europa, Bruxelles, probabilmente causate da un attacco dei terroristi di Daesh (Isis) mi obbligano a ripetere concetti, più volte espressi, riguardo l'approccio nostro con il califfato di Al Baghdadi e organizzazioni satelliti. Comunque si vogliano definire, le azioni di terrorismo organizzate da Daesh, se si vuole evitare l'ipocrisia, un solo termine si adatta alla perfezione: guerra, anzi guerra mondiale. Mondiale, perché non si può scindere gli attentati di oggi e quello del novembre scorso a Parigi dai numerosi altri avvenuti altrove, il conflitto in Siria e Iraq,  la situazione, disastrosa, in cui versa la Libia e le azioni dei gruppi fondamentalisti sparsi dalle Filippine alle coste occidentali dell'Africa, senza contare il conflitto, sempre vivo, in Afganistan e Pakistan. Il problema primo, di questa guerra, è la mancanza di un preciso avversario cui dichiararla. Problema secondo: pur essendo tutti sotto attacco, i paesi coinvolti, ognuno agisce in proprio, ognuno, in fondo, pensa per sé. Terzo problema: l'Islam, che non è Nazione, ma religione ufficiale in più Nazioni e frange sparse dove è in minoranza sul totale della popolazione. Come tutte le religioni, subisce o ha subito scissioni, quindi non ha corpo unico, quindi non è possibile avversario in toto, ma solo nella parte composta dall'integralismo musulmano. Sennonché, stranamente, le Nazioni dove la netta maggioranza della popolazione segue l'Islam più radicale: Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, i signori del petrolio, sono nostre alleate e combattono (solo in apparenza?) Daesh che, della radicalità, fa bandiera. Situazione complessa, quindi, e quindi da risolvere con radicalità di segno contrario: il laicissimo blocco dei conti esteri, intestati a Emiri e potentati arabi, prima mossa. Seconda, con il laicissimo uso delle nostre leggi, laiche, sui nostri territori, perciò condanna penale o espulsione immediata, da comminarsi a chi impone leggi religiose in contrasto ai nostri codici di vita, laica. Terza il laicissimo diritto di combattere chi ci combatte con le armi, ma in maniera decisa, senza il cincischio dei bombardamenti aerei sui centri urbani, che provocano molte vittime civili e pochissimi danni alle formazioni Jihadiste. Quarta, con legge apposita, dichiarare pirateria e crimine contro l'umanità il commercio di armi clandestino e rendere legale solo il commercio autorizzato da commissione appositamente precostituita. In ultimo, servirebbe un utopia, non perché impossibile, ma perché non si vorrà realizzare: Il Codice universale, vincolante tutte le Nazioni alle medesime leggi.                                 

venerdì 18 marzo 2016

L'europa intera si è calato i pantaloni.

Da vergognarsi d'essere italiano, da vergognarsi di essere cittadino europeo, da vergognarsi di essere persona umana perché, se l'umanità mia, deve specchiarsi nella decisione di affidare alla Turchia, l'assistenza ai migranti siriani e di differente provenienza, preferisco dimettermi dalla specie umana, da cittadino europeo e da italiano. La Turchia è un paese dove si imprigionano i giornalisti, che non accettano di sdraiarsi ai piedi del presidente Erdogan, dove il medesimo presidente ordina di bombardare i suoi cittadini curdi, causando migliaia di vittime civili, dove un cittadino qualsiasi, non può permettersi di criticare il potere, del suddetto, senza incorrere nella pena di un passaggio nelle prigioni turche, dove la tortura è pratica quotidiana. La Turchia è quel paese, che strizza l'occhio al califfo Al Baghdadi, il tizio con l'abitudine di ordinare sgozzamenti, crocefissioni e schiavizza donne e bambini per soddisfare le voglie dei suoi assassini. I Governi dei paesi europei, per evitare il dovere dell'accoglienza, davanti alla Turchia, si sono calati i pantaloni alle caviglie. Io voglio tenerli ben allacciati ai fianchi, perciò mi dimetto.

mercoledì 16 marzo 2016

Seguito

Non è piaciuto, vero, lo sboccato, scorretto secondo post. Era comunque, meno scorretto del citare il termine volgare con i puntini o le stelline frapposte in mezzo ala prima e ultima lettera. Se si vuole usare quei termini, lo si citi per intero, è lecito sapete?Mentre la forma ritrosa dei puntini e delle stelline, è un po' la forma ipocrita, del si dice e non si dice. Poi, ormai, non è nemmeno trasgressivo l'uso di quei termini, divenuti consueti, hanno ceduto la trasgressione ai più umili e obsoleti: cretino, deficiente etc.

Il parlar sboccato.

Oggi due post Con il primo ho già annoiato. Provo a divertire con questo, semiserio e sboccato.
Linguaggio corrente: ma che cazzo fai?
A prescindere che, ogni maschio, di cazzi se n'è costruito solo uno, risulta esista un modello diverso del solito? E poi, perché si dice anche alle donne?
Testa di cazzo!
Risulterebbe meglio: tu ragioni con il cazzo, prova a farlo con il cervello. Altrimenti, con le dimensioni di quella testa, potrebbe apparire un complimento a un superdotato ( magari il tizio cui è rivolto, è mini o donna).
Sempre rimanendo nell'ambito degli attributi sessuali maschili, anche i testicoli assumono un aspetto ridicolo, se vengono usati per dare un aspetto a qualcuno.
Pensate a coglioni.
Termine offensivo, al singolare, si potrebbe arguire che, raddoppiandolo, si aumenti l'offesa. Macchè, si passa a: quello(talvolta anche quella) ha le palle(sinonimo di doppio coglione) per gratificare di coraggio una persona.
Strana collocazione, il coraggio, se i coraggiosi sono obbligati a pescarlo in mezzo agli spermatozoi (le donne poi, dove?).
Un po meglio: mi hai rotto i coglioni(o palle).
Effettivamente, un calcio, ben assestato, può danneggiarli/e.
In ambito femminile, "tettona", non proprio complimento, se passa in: "ha due tette così", lo è! Pare giusto?.
Scendendo nei dintorni del pube, escono: bella gnocca e bella figa, complimenti, d'accordo, ma proprio diretti a ciò che non appare, nascosta com'è dagli indumenti, quindi come si fa a giudicare "bello" ciò che non si vede?
Derivato dal femminile: Figo.
Entrato nel corrente linguaggio, come complimento, nasconde però, un'insidia. Se il femminile "figa", ha una precisa collocazione, al maschile, dove l'ha? Dietro?
Ecco, adesso toccherebbe scusarmi, il mio scritto odierno non ha proprio il crisma dell'educazione, ma non mi scuserò.
Tanto, l'educazione è fuori di moda.

Essere attraverso l'apparire.

 Fromm e Kierkgaard, ritornassero in vita, dovrebbero rivedere molto, delle loro tesi sull'essere o apparire. Oggi, le due opzioni sono strettamente legate, quindi ridotte a opzione unica, senza più scelta fra l'apparire e l'essere. Me medesimo si sentirebbe menomato senza il computer che permette di dialogare con il mondo di chi ascolta, legge, segue, commenta. Perciò, la macchina con la tastiera, figlia di quella ideata da Alan Turing, che mi permette di dialogare, è il mio essere attraverso l'apparire, una forma di narcisismo. Il difetto mio, sicuramente difetto, è comunque ancora veniale, al confronto di altre espressioni di narcisismo: dell'essere attraverso l'apparire. La corsa ad acquistare l'ultimo prodotto, per sentirsi qualcuno, è la morte del io, quindi dell'essere. L'io, è indispensabile a costruire una personalità, senza io non si ha autostima. Vero che, l'io, va dosato, un io troppo forte, porta a salire la celebre scala, del sociologo Cipolla, fino a raggiungere l'incompetenza, quindi ci si deve moderare, ma non abolirlo, facendo ricorso all'oggetto. Chi pensa di essere nessuno, senza l'oggetto, è nessuno. Si può possedere tutto ed essere nessuno, perché si è trasferito l'io in quel: tutto. Meglio essere, pur senza l'apparire.   

martedì 15 marzo 2016

Esattamente un anno fa, ma attuale come fosse oggi

Potrebbe essere considerato, questo post, non inerente l'argomento donna. Invece lo è, perché tratta di figli e, i figli, voi donne li portate in ventre, lunghi mesi, in perfetta simbiosi. Anche noi uomini partecipiamo alla nascita, ma con molto minor impegno.
Dunque figli: uno in particolare, di cui ignoro tutto delle sue ascendenze, ma ne conosco il presente, dietro un atto, da lui compiuto. Credo sia nota a tutti, femmine e maschi, la foto che lo riprende con la pistola in mano, un attimo prima di scaricarla in testa e nel corpo di un prigioniero del Isis. La foto ha ricevuto svariati commenti, ma non quello in commemorazione di due, non un morto, perché se anche, il bambino lo ignori, con quei colpi ha ucciso sé stesso, la propria infanzia, la propria crescita. Un'altra fotografia lo ritrae esultante, fiero di ciò che ha commesso, come fa un calciatore dopo aver segnato una rete alla squadra avversaria. Colpevole? No! Mentre agiva, era protesi di altri, una semplice protesi comandata dal cervello malato degli jihadisti di Al Baghdadi. La vigliaccheria, di chi lo ha spinto a quel gesto, non è misurabile, perché immensa, inconcepibile. Quante volte un fatto del genere verrà ripetuto, e fino a quando verrà tollerato senza reazione nostra?

lunedì 14 marzo 2016

Finis europa.

Ripeto pari, pari il post scritto ieri,con una chiusa in commento all'oggi.
Oggi concedo a tutti, la facoltà di odiarmi, tanto già, mi odio da solo. Odio la mia età, perché m'impedisce di recarmi in Grecia, senza essere un peso in più, a chi sguazza nel fango misto a merda impastata con l' urina, per aiutare migliaia di migranti, ammassati contro il filo spinato, posto lì per proteggere le nostre comode vite. Vorrei essere là, a sollevare bambine e bambini dal fango e dalla merda impastata d'urina. Vorrei nettare le loro membra e i loro visi, macchiati di fango, urina e merda. Vorrei vegliare il loro sonno, mentre dormono stesi su letti senza macchie di fango, urina e merda. Vorrei sfamarli, porgendo cibo a mani pulite, non inzaccherate di fango, urina e merda. Vorrei dire a chi ha postato le barriere di filo spinato, che è meglio respirare puzzo di fango, merda e urina, piuttosto di respirare la loro aria ammalata di egoismo, scelleratezza e crudeltà. Si finirà di pagare, cosa stiamo facendo, e sarà costo salatissimo.
Aggiunta di oggi.
Prendo spunto da un commento di Luca Calvi, condiviso sulla mia pagina da Alessandro Filippini e Marco Berti. Calvi, parla degli anni 20 in Germania, quando un partito xenofobo aveva raggiunto il 20% dei voti. Io parto dal +20% dei voti del partito Adf nelle elezioni regionali(Lander) nella Repubblica Federale Tedesca. Il partito si definisce, per bocca della Leader Frauke Petry: Liberista conservatore, ma ha la connotazione di destra xenofoba. Anti europea, anti euro, anti immigrazione ed è legata a doppio filo con tutti i movimenti nostalgici del periodo nazifascista, pur se la Leader lo nega. Non è un allarme da poco, il consenso ottenuto dal Adf, se si aggiunge quello ottenuto in Polonia dal partito PIS, di Jaroslaw Kaczynsky, in Ungheria dal Fisdez di Victor Orban, in Francia dal Front National di Marine Le Pen, in Gran Bretagna dal Ukip di Farage, senza contare gli altri partiti xenofobi presenti nelle assemblee parlamentari di Olanda, Belgio, Danimarca, Austria, e paesi del'est europeo come la Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Romania e Slovenia ed anche in Italia. Ho vissuto gli anni del potere nazifascista esteso da est a ovest dell'Europa, finito alla scoperta dei campi di sterminio anch'essi estesi da ovest a est. Non voglio pensare si sia all'inizio di un periodo simile, ma la nascita di fascismo e nazismo era stata molto simile a cosa avviene oggi. Allora i nemici erano Ebrei, Rom, omosessuali e alieni alla figura maschile del uomo ariano(mai esistito, peraltro) oggi il nemico è rappresentato dalla massa di migranti, provocata però, dai medesimi Stati, che ora ne lamentano l'arrivo. 
Hannah Arendt scrisse "la banalità del male" in commento alla vicenda del burocrate nazista Adolf Eichmann, un semplice impiegato addetto alla distribuzione di persone da inviare nelle camere a gas. Oggi, fosse ancora in vita, potrebbe trovare materia vasta, per riscrivere "La banalità del male" in chiave riveduta nei fatti odierni.

domenica 13 marzo 2016

Fango, urina e merda.

Oggi concedo a tutti, la facoltà di odiarmi, tanto già, mi odio da solo. Odio la mia età, perché m'impedisce di recarmi in Grecia, senza essere un peso in più, a chi sguazza nel fango misto a merda impastata con l' urina, per aiutare migliaia di migranti, ammassati contro il filo spinato, posto lì per proteggere le nostre comode vite. Vorrei essere là, a sollevare bambine e bambini dal fango e dalla merda impastata d'urina. Vorrei nettare le loro membra e i loro visi, macchiati di fango, urina e merda. Vorrei vegliare il loro sonno, mentre dormono stesi su letti senza macchie di fango, urina e merda. Vorrei sfamarli, porgendo cibo a mani pulite, non inzaccherate di fango, urina e merda. Vorrei dire a chi ha postato le barriere di filo spinato, che è meglio respirare puzzo di fango, merda e urina, piuttosto di respirare la loro aria ammalata di egoismo, scelleratezza e crudeltà. Si finirà di pagare, cosa stiamo facendo, e sarà costo salatissimo.

venerdì 11 marzo 2016

Olio di oliva.

Avevo evitato, di proposito, nel post di oggi, di calare i pezzi da novanta, uno però, me lo concedo in anticipo: la mancanza di preveggenza, riferita alla questione: olio di oliva. In radio, sui giornali on line, domani sul cartaceo, penso anche in televisione(si sa, non la vedo)qui sui socia, una serie di proteste e di proposte di boicottaggio, hanno diffuso la percezione del pericolo di vedere il supremo condimento, inquinato dagli oli tunisini. Il pericolo esiste, ma esisteva già in precedenza. Sui banchi dei supermercati, e non solo, di olio d'oliva taroccato ne viene offerto a migliaia di tonnellate.Ma non è questo il punto da discutere, è la questione tunisina.La Tunisia è in ginocchio, sotto attacco del ISIS, la sua risorsa principale, il turismo, dimagrita all'osso, ma la Tunisia è anche altro, è l'unico baluardo, in Africa, di democrazia compiuta, nostro alleato leale, ha bisogno di sostegno finanziario. Ora, in seguito agli attentati al museo e al resort, alla Tunisia rimangono le risorse agricole, perciò protestare per la vendita del suo olio, è mancanza di preveggenza. Fallisse, la Tunisia, diverrebbe come la Libia un bacino di coltura Jihadista. Conosco l'obiezione: parli così, perché non sei produttore di olio d'oliva. Vero, lo consumo però, e tengo di consumare quello genuino. Quindi il problema deve essere la vigilanza a che, gli oli, non vengano mescolati. E quello spetta a noi. Per quanto mi concerne, ben venga un aiuto alla Tunisia.

Futuro, quale?

Il futuro mio, di altri, di tutti dipende dalla variabile: "se", seguita da una seconda variabile: "quale"Se il "se" è riferito alla possibilità di essere ancora in vita(corna), spiegare "quale" è meno semplice, perché "se" ha una variabile binaria, "quale", invece, ha parecchie variabili, quasi infinite. Ieri, in seguito a un mio post, al riguardo, appunto, un'amica m'aveva domandato: quale futuro? Bella domanda, ancorché di difficile risposta, in quanto la domanda riferiva al prossimo e un po' meno prossimo futuro, della società in cui viviamo. La risposta più semplice sarebbe: il futuro si costruisce con le nostre azioni, oggi. Ma è vero? Secondo Monsieur De La Palisses senz'altro, però, il celebre personaggio, è noto per la sua facilità nell'ovvio, mentre il futuro è tutt'altro che ovvietà. Se guardassimo al domani con il già fatto(l'oggi), cadremmo nei guai. Quindi, siamo obbligati al "se", del prossimo domani, evitando di commettere errori già fatti. Incomincio dal primo. Parafrasando la domanda rivolta agli Statunitensi, tempo fa, dal defunto Presidente Kennedy, con la dovuta umiltà (perché non posso paragonarmi) domando:  Al posto di chiedervi cos'ha fatto l'Italia per voi(me compreso), chiedevi cosa avete fatto, voi,(idem) per l'Italia (per estensione, anche: Europa). Ebbene, abbiamo litigato, chi più chi meno, tutti. Per piccole diatribe, per disagi personali, per simpatia o antipatia verso il tale o talaltro personaggio pubblico, sui diritti civili e l'utero in affitto, per un'infinità di minuzie, perfino sul doping della Sharapova. E trascurato. Per primo, un dovere: educare chi è venuto dopo di noi. Forse, più importante ancora: educare noi stessi. Il recente misfatto di Roma (i due drogati assassini), il diffuso femminicidio, le prepotenze dello stalkin, gli episodi di bullismo, la mancanza di generosità verso i migranti, il continuo disputare su chi è meglio fra femmine e maschi e molte altre espressioni di conflittualità sociale e umana, se non correggibili del tutto, si attenuano solo tramite l'educazione, famigliare e scolastica. Poco importa se le autorità religiose non la vogliono, l'educazione scolastica, mentre vogliono dettare modi e argomenti di quella impartita dai genitori, un'ora, meglio due di lezione settimanale, porterebbero frutti spendibili nei rapporti fra persone civili. Dalle conseguenze importanti è anche il secondo errore: aver salito qualche gradino di troppo nella scala del "io". Salire una scala comporta, sempre, dei rischi, anche solo, quando la si sale per cambiare una lampadina, quella del "io" però, offre un rischio maggiore: il gradino mancante, che non è, né l'ultimo, ancora meno l'inesistente, è quello, ben concreto, dell' incapacità. Nell'attuale momento, è il gradino più frequentato, vi si affollano uomini(e donne) di governo e un numero imprecisato di aspiranti tali, più un seguito di tapini, pronti a credere alle più svariate promesse mentre, chi le fa, sa benissimo di non poterle mantenere. E si arriva al: quale futuro? Eh, calma, mica ho esaurito l'elenco degli errori! 
Alla prossima. Grazie. 

martedì 8 marzo 2016

DONNE

Donne. Appartengono al genere, che affianca noi uomini nel percorso di vita. Oggi, una recente tradizione, fissa nell'otto marzo la festa dedicata a loro, altri rifiutano di considerare festa, il giorno, perché ritiene sia ricorrenza di un tragico evento. Passerei sopra ai due modi di pensare, festa o ricorrenza cambia nulla al passato, si provi a vivere l'oggi sognando un futuro migliore, dove le donne, in ogni parte del mondo, verranno rispettate, dal mio genere, come persone di pari dignità. Nulla, proprio nulla concede a un genere, un solo motivo per considerarsi superiore all'altro, non la tradizione(che non è cultura)per cui noi uomini, da sempre, teniamo le donne in proprietà. Di pari, nulla, proprio nulla concede il contrario. Difetto umano, cogliere nella differenza il crisma della superiorità con l'io di genere? Sì, ma correggibile con la Cultura, cultura con la maiuscola, che non è solo formata da nozioni, è molto più, è capire. Ammetto, è percorso difficile, perché chiede di smontare il sé e costruire l'altro da sé, senza scala di paragone con il proprio essere. Solo così, si arriva a capire l'altro, nel caso l'altro genere. Buona giornata, donne.

lunedì 7 marzo 2016

Si può rimanere indifferenti?

Facile rispondere alla solita domanda: a cosa stai pensando? A un video di venerdì scorso e una notizia. Entrambi descrivono il modo per spegnere una vita in modo efferato. La vita di un ragazzo senza nome e quella del ragazzo Giulio Regeni. Di Giulio si conosce la storia e le terribili torture concluse con la sua morte, non si conosce però, il motivo né il nome degli assassini, l'altro ragazzo perde la vita con il capo separato dal corpo. Di Regeni non si hanno immagini, mentre la sequenza di immagini descrivono la decapitazione dello sconosciuto, in ogni particolare, all'interno di un video, postato sulla mia pagina e scomparso pochi minuti dopo. Conosco e stimo la persona che lo aveva condiviso, accompagnato dal dubbio: Non so se sia giusto. Era giusto, è giusto, perché ignorare è sempre sbagliato, voler ignorare per risparmiarsi sofferenza, è stolto comportamento. Vigliaccheria, insomma. Pur con lo stomaco contratto e gli occhi umidi, avevo visto il ragazzo in ginocchio, con le mani legate alla schiena, volgere uno sguardo smarrito verso l'aguzzino che, di lì a poco, messosi alle sue spalle, con un coltello alla gola, in meno di un minuto gli staccava la testa dal corpo, per poi alzarla, a mo di trofeo, tenuta per i capelli. Di Regeni ho dovuto immaginare. Più di venti fratture ossee, le orecchie mozzate, unghie strappate ai piedi e alle mani, segni di percosse in tutto il corpo, tagli dappertutto sulla pelle, torsioni del collo al limite, l'ultima fatale. Due episodi, ma due in mezzo a molti altri simili episodi che, tutti insieme, fanno strage. Entrambi i casi, fanno riferimento alla tortura, esplicita in modo fisico, quello di Giulio Regeni, più sottile quella adottata per il ragazzo decapitato. Entrambi i casi, sono frutto di ideologia, l'ideologia della morte come mezzo di coercizione in favore del potere, sia esso terreno o trascendente a Dio. Entrambi i casi, fanno parte dei crimini contro l'umanità. Si può rimanere inerti ad assistere?

venerdì 4 marzo 2016

Urla televisive, quando urlare serve a confondere.

Certamente difetto mio, i concetti urlati non riesco a coglierli. Si prenda ad esempio un personaggio famoso: Vittorio Sgarbi, dopo mille parole, sono obbligato a chiedermi se abbia espresso un concetto, uno solo, in modo da farmelo capire. Ieri, per caso e curiosità, avevo assistito a due prestazioni verbali di Sgarbi, in video qui, sulla mia pagina. Così, finalmente, ero riuscito a cogliere il suo metodo, per impressionare l'uditorio senza fargli capire nulla. Ripete, ripete e ripete un simil concetto, intercalato da insulti ripetuti, ripetuti e ripetuti accompagnati da una continua smorfia di disgusto e occhi roteanti. Sarà perché, con lui, sono prevenuto, le sue smorfie e il roteare d'occhi, non riescono a impressionarmi, anzi mi ricordano un attore comico francese, ormai defunto, Louis De Funès. Faceva ridere con i suoi dissennati ragionamenti e la propensione a venire fregato dal prossimo. Pur non sollevando la mia ilarità, anche il personaggio in questione propende al pensiero dissennato e a farsi bischerizzare. Sostiene non doversi impartire l'educazione ai pargoli e odia l'euro, perché con la nuova moneta lo fregano tutti. La questione educativa beh, ascoltando il suo eloquio, già al tempo quando, sulle reti Mediaset, insultava, quasi quotidianamente, i Magistrati antimafia, si può capire: dovrebbe cercare di educarsi, ma si piace come è. Incomprensibile, invece, come abbia fatto a farsi fregare, da non so chi, non l'ha detto, pagando tre euro un ghiacciolo in Puglia. Ora, un ghiacciolo, è acqua, zucchero(poco)un minimo di colorante, infinitesimo di aromi artificiali, una stecchina di legno. Pur aggiungendo l'involucro di carta, il costo di fabbrica non può superare i dieci centesimi. Si aggiungano pure altri 40 centesimi fra margine di guadagno della casa e la distribuzione, altri 40 come guadagno del rivenditore, rimangono 2,10 euro Vabbè, IVA: altri 30. L'uno e ottanta rimasto, è evidente, rappresenta la tassa da far pagare ai bischeri. Non lo capisco proprio, fosse successo a me, l'episodio del ghiacciolo, l'avrei lasciato dimorare, insieme agli altri, all'infinito, dissetandomi con il più economico bicchier d'acqua. Mica avarizia, è che bischero non sono.

giovedì 3 marzo 2016

Da Facebook.

Non dovrei nemmeno, spiegare perché, nella serata di ieri, avessi diffuso cinque o sei sciocchezze, sulla mia pagina. Ma tant'è, seppure fosse evidente lo scopo, spiego ugualmente.
Non mi posso definire "veterano di Facebook", l'ingresso attivo era avvenuto, circa due anni fa, in ragione dell'uscita del mio libro, subito però, mi ero accorto della preziosità dello spazio che offriva alla voce di chiunque. Pur conoscendo la sentenza di Umberto Eco: I social hanno permesso a tutti gli imbecilli di dire la sua, avevo pensato che, sì è vero, però lascia spazio anche a chi imbecille non è. Il primo post, da me scritto, era in memoria di Giorgio Ambrosoli, l'avvocato milanese ucciso dal killer inviato dal mafioso Michele Sindona e per stigmatizzare il giudizio di Giulio Andreotti: se l'è cercata. In seguito, gli argomenti trattati, erano volti a commentare fatti diversi, tutti però di carattere sociale. Il problema di chi migra in cerca di futuro migliore, la parità di genere, tutt'ora negata alle donne, la nascita del califfato e le conseguenze connesse, il declino della Comunità Europea, il fenomeno diffuso della pedofilia, la morte in mare di bambine e bambini, minimo due al giorno, in ultimo, trattato con frequenza, perché di carattere attuale: la pari dignità nei diritti, da riconoscere alle persone omosessuali.
Può apparire bizzarro, mi spenda su certi temi, non essendo certamente, né donna, né bambino, né migrante, in quanto all'omosessualità, ho già chiarito, non sono omosessuale, libero chiunque però, di pensare il contrario. Invece una cosa è certa: al 99% delle persone dei miei scritti frega nulla, impegnate come sono a osservare il tratto più comune a tutti: l'ombelico proprio.

martedì 1 marzo 2016

Polemica nata dal caso Vendola.

Utero in affitto, il caso Vendole e il rumore mediatico connesso.
Dell'utero in affitto o maternità surrogata, mi rifiuto di esprimere un parere netto, perché troppo presto formulare giudizi definitivi. Come per l'aborto, ai tempi della legge e del relativo referendum, si era sentito tutto e il suo contrario e la divisione fra i favorevoli o contrari permane tutt'ora. I temi divisivi vanno digeriti lentamente. Non posso tacere però, la mia sorpresa, nel constatare che, detto tema, sia venuto a galla solo con il progetto di legge dedicato alle unioni civili omosessuali. D'accordo, un articolo della Legge 40, proibiva e tutt'ora proibisce quella pratica, però limitatamente all'Italia mentre, in altri Paesi, è codificata e permessa. Negli anni passati, l'opportunità di ricorrere a una donna disposta a partorire per altri è servita a migliaia di coppie, di cui le etero coprono più del 93%, le singole persone meno il 2. Quindi le coppie omo meno del 5. Eppure lo scandalo è nato da quel 5%. Pare strano o no? Non sarà colpa di una, seppur latente, avversione all'omosessualità? Alla seconda domanda, non do risposta, alla prima un : è strano sì.
Caso Vendola. Ribadisco: un uomo pubblico ha l'obbligo della discrezione sui suoi fatti privati, non può comportarsi alla stregua dei padri che, pur con il minimo sforzo, per di più piacevole, impazzano con gli amici, fumando i celebri sigari. Doveva sapere e rendersi conto delle polemiche, che sarebbero nate(e sono nate) con il suo annuncio per niente discreto. Ha danneggiato sé e il suo compagno, il piccolo Tobia e l'iter della legge Cirinnà.
Adozione del figlio del partner.
Il celebre Stepcild adoption. Non trovo giusto opporsi per il principio: utero in affitto da proibire. Si stima siano circa cinquecento casi da prendere in considerazione, quindi qualcosa in più di 500 bambini, si vuole lasciarli figli di persona singola? Perciò nel caso di morte del genitore legittimo diverrebbero orfani, e come orfani, da affidare a sconosciuti, oppure alle case famiglia, togliendoli all'affetto della persona rimasta in vita che, fino allora, li aveva cresciuti con il partner scomparso. In più, quel soggetto, verrebbe privato di poter accedere all'asse ereditario del sopravvissuto, senza contare altri disagi. In più, si deve pensare che, le coppie omosessuali, non sono esclusivamente maschili e, due donne, non hanno affatto bisogno di accedere alla maternità surrogata per partorire un figlio, possono quindi ricorrere all'eterologa, permessa di recente dalla Consula, come legittima pratica.
Conclusione.
La conclusione è un invito: su qualsiasi tema delicato è necessario pensare a lungo prima di esprimersi, la fretta porta all'errore. Grazie.