giovedì 14 aprile 2016

Parte seconda, sul voto di domenica.

Oggi tocca al sì. Votare sì, cosa implica: tutte le concessioni all'interno delle 12 miglia non verranno rinnovate fra 2-3 anni, cioè al termine contrattuale. Rimarranno, invece rinnovabili le concessioni a chi opera estrazione di petrolio e gas oltre quel limite. Si produrrà un calo di all'incirca 5-6 mila posti di lavoro e la perdita di parte delle royalty e degli introiti fiscali. La quota mancante, con la chiusura dei pozzi, di gas e petrolio dovrà essere acquistata da paesi produttori esteri.
Fin qui, gli svantaggi.
Vantaggi: riduzione, talvolta marcata, del rischio d'un, sempre possibile, incidente a una piattaforma d'estrazione e conseguente danno alla vita ittica.
La distanza delle rimanenti piattaforme, quelle oltre i limiti, concede interventi efficaci, nel caso di rotture, da cui effusione di petrolio in mare, prima dell'arrivo, sulle coste. Operazione quasi impossibile attuarsi, quando avvenisse a breve distanza.
Minor transito di mezzi navali dai porti ai punti d'estrazione, quindi meno sentine gettate fuori bordo(illegale, ma talvolta effettuate, non tutti rispettano la legge)
In conclusione. Come succederà a me, domenica, ognuno deciderà il proprio voto, valutando i pro e i contro.

Parte prima sul voto di domenica(scritto ieri)

Il voto di domenica 17, un si o no meditato? Temo non lo sarà. Da un po'appaiono sulla mia pagina, con prevalenza del sì, i propositi di voto. Devo ammettere di non aver ancora deciso, né per l'una o l'altra opzione, la terza, del non voto, è fuori della mia abitudine. La mia indecisione deriva dal fattore: conoscenza e, nell'attuale momento, non sono ancora informato su tutti i risvolti e conseguenze, che un sì o un no possano implicare. Con il sì, si schierano fattori di carattere ecologico: protezione di mare e coste da un possibile inquinamento, il no pesca ragioni sul fattore economico e perdita di occupazione lavorativa. Ragionando su quale interesse sia prevalente, fin ora, ho collezionato solo dubbi.Entrambe le opzioni, offrono ragioni da vendere per essere votate, siccome però, è necessario scegliere, il fattore da escludere, nella scelta, è l'emotività. Per non farla troppo lunga, oggi, metterò in discussione il positivo e il suo contrario, d'una possibile vittoria del no, rimando a domani il sì.
Attualmente, in Italia, operano 887 pozzi estrattivi, 532 a terra, 355 in mare, quelli in questione nel referendum. Di quest'ultimi solo una parte viene coinvolta, i pozzi all'interno delle 12 miglia marine, vale a dire 22 chilometri e 224 metri, Dei pozzi operanti in questo limite, 66 estraggono petrolio o lo stanno cercando, i restanti estraggono gas metano. Ovvio, il potenziale d'inquinamento deriva, in maggior parte dai 66 petroliferi, dei quali, circa un terzo, rimarrà operante essendo fuori le dodici miglia. La produzione, nel 2015, di petrolio in mare, è stata poco più di 750 tonnellate di greggio sul totale Terra--Mare di circa 5 miliardi e mezzo. Il frutto complessivo in denaro, fra tasse e royalty, porta al bilancio dello Stato 1,3 miliardi con le prime e 340 milioni con le seconde. Sulla bolletta energetica, gas e petrolio italiani coprono il 10% del totale.
Incasso del fisco e risparmio sulla bolletta energetica, sono i lati positivi. Il contrario è rappresentato dai rischi derivanti da estrazione e trasporto, dalla corretta trattazione delle acque reflue ed altre scorie residue dell'estrazione. Su estrazione e trasporto, è necessario seguire le più rigorose procedure di sicurezza, operazione consentita da una tecnologia, ormai molto avanzata. Punto di dubbio: costa e siccome costa si farà? Acque reflue e scorie residue, correttamente trattate, non sarebbero altro di un restituire, alla terra, minerali sottratti. Il dubbio, in questo caso, è rappresentato da una S. Messa davanti, "correttamente" cambia significato. Stop, per oggi.

sabato 9 aprile 2016

FILIPPICA, perdonatemi.

Erano rari, ma stanno andando verso il frequente i giorni volti al pessimismo. Oggi sto rimirandomi in uno di quelli. Mi chiedo e vi domando: è normale spendere in sciocchezze e lamentele lo spazio offerto dai social? Passi, diffondere qualche notizia della propria vita, sociale o famigliare, passino anche, le condivisioni di affanno personale, ma perché limitarsi a queste due sole attività comunicative? Possibile non venga in mente altro? Non nego faccia piacere la ricezione, da parte di un'amica o amico, di un evento, una fotografia o di un semplice mi piace, però, al di là di queste manifestazioni sociali, esiste un vastissimo numero di argomenti da discutere. Il primo che mi viene in testa, è il discutere su una lamentela frequente: tutto va storto e nessuno fa qualcosa. Domanda: il "nessuno" ha un'identità precisa? Oppure ha l'imprecisione identitaria del "Quelli"? Secondo me, sotto quel nessuno si nascondono me e voi tutti. Perché, per raddrizzare lo storto, che lamentiamo, è inutile aspettarsi lo raddrizzi chissà chi, si deve impegnarsi di persona, pur nel proprio piccolo, iniziando dai minimi particolari, esporsi con le personali opinioni e qualche idea. Processo lento sì, ma processo, la staticità del: nessuno fa niente, fa rimanere nell'attuale stato delle brache di tela.

venerdì 8 aprile 2016

Bullismo omofobo.

Nel corso di una recente inchiesta sul bullismo, ciber in particolare, si è affermato essere in forte crescita quello omofobico. Non mi sorprende più di tanto, perché l'omofobia, in Italia, risulta in percentuali più alte di quasi tutti gli altri Paesi europei. Se si analizza il termine "fobia", sinonimo di paura, nel caso dell'omosessualità, non ha ragione d'essere, l'omosessualità non essendo contagiosa, non si trasmette, quindi non può fare paura. Meglio si adatta il temine odio. Per odiare sarebbe necessario trovare un motivo serio, un motivo di danno, un motivo di pericolosità sociale che, nel caso dell'omosessualità di circa un 5% di persone, proprio non si verifica. Non è sufficiente per odiare il sentimento dell'antipatia, espresso da qualcuno riguardo le persone omosessuali, come non è sufficiente stimarle incapaci di procreare, all'interno di una popolazione, già persino troppo numerosa. Perché odio, quindi? Perché l'odio, sovente, si nutre di irrazionale e si sviluppa se viene inculcato. Che qualcuno abbia interesse a far sviluppare odio verso le persone omosessuali, mi riesce difficile pensarlo, facile invece, individuare le menti intente a trasmettere questa forma di odio, senza ragione logica alcuna, ma solo a causa di pregiudizio. Fossero poche persone isolate, la loro pericolosità, rimarrebbe contenuta, ma così, non è, in quanto fanno parte di potenti organizzazioni, dalla comune provenienza: il radicalismo religioso. Elencarle chiede qualche riga. Prima, per numerosità degli aderenti, il movimento Neocatecumenale, cui aderisce il dottor Massimo Gandolfini, promotore del Family day con il motto "difendiamo i nostri figli", segue "Generazione famiglia", ex Manif Pour Tous, in evidenza con i raduni delle "Sentinelle in piedi", i "Giuristi Per La Vita" dell'avvocato Gianfranco Amato, molto attivo su e giù dell'Italia a promuovere conferenze sul tema "no gender", il giornale on line La Croce, diretto da Mario Adinolfi, cui si aggiungono vari movimenti tipo la fondazione Magna Carta dell'onorevole Gaetano Quagliariello. Risparmio nomi isolati, seppure pesanti per carica e notorietà. A tutto questo si aggiunge il deciso appoggio di buona parte della gerarchia cattolica e una rete di parrocchie diffusa su tutto il territorio, senza contare il favore dei Rabbini e degli Imam e, naturalmente, qualche milione di bigotte e bigotti. Messo insieme il tutto, si può capire quale forza d'urto rappresenta l'unione di tante sigle e di quante risorse finanziarie dispongano, però, stranamente, tutti i signori citati, capi e capetti, accusano una fantomatica Lobby Gay di forzare le istituzioni a concedere, secondo loro immotivati, diritti agli omosessuali. Il primo diritto da riconoscere a una persona, proprio quello negato a lesbiche e gay, dai detti signori, è vivere in serenità la propria condizione, senza perciò ricevere odio. Non ci si può stupire, a questo punto, se il bullismo ciber e non, stia aumentando. Quando una ragazzina o un ragazzino viene sospettato, o risulta certo, di essere omosessuale, compagne e compagni essendo giovani, ed essendo i giovani spugne, assorbono facilmente pregiudizi e, con la loro disponibilità a copiare i comportamenti adulti, se hanno genitori, parenti, insegnanti o qualsiasi altro educatore, che diffondono disprezzo e odio, anche loro dispensano odio e disprezzo verso ragazze e ragazzi, stimati diversi, e perciò, da marginalizzare. In ciò si configura una vera e propria malattia sociale, dove i colpiti non appartengono solo alla categoria delle vittime, i carnefici, pur inconsapevoli, finiscono annichiliti, loro stessi, dal virus che hanno diffuso. Crescere con il tarlo dell'odio dentro, distrugge l'empatia perfino verso sé. Nel caso poi, di un corpo spiaccicato al marciapiede, non vorrei immaginarmi nei cervelli di chi, con le parole, ha procurato a quel corpo, il volo di quattro, sei o più piani d'edificio. Ciò nonostante, la colpa tocca solo marginalmente il soggetto ultimo: il bullo, il fondo, rappresenta solo la lama del coltello impugnato da altri, tutti quei soggetti adulti descritti sopra e tutte quelle persone, che li ascoltano. Si può uccidere in vari modi, ma il più vigliacco è farlo lentamente, lasciando in vita un corpo spento di spirito, di prospettive, di speranze e di scelta propria.    

martedì 5 aprile 2016

Prima sulle religioni.


Se ci si pensa bene, tutti, abbiamo una madre e due padri, secondo le religioni, quello biologico e Dio. Uno, quasi sempre individuabile, il biologico, l'altro è simile all'araba fenice: tutti dicono ci sia, dove nessun lo sa. Eppure, nella mente dei credenti, pare dimori con certezza in cielo. Altrettanto, con certezza, il suo contrario, il diavolo, abita le profondità del globo terrestre. 
Questa favola, è stata inculcata a tutti nel periodo dell'infanzia, un sopruso, perché, da bambini, qualsiasi favola prende l'aspetto di realtà, attecchisce e, in seguito, estirpare l'immaginario di una favola diventa operazione difficile, talvolta persino dolorosa. Il dolore deriva dalla presa di coscienza di essere mortali, senza poter sperare nel seguito: una vita spirituale eterna e, magari, condita con la risurrezione del corpo. 
Fin qui, a parte la frustrazione descritta, il danno procurato all'umanità, dalle religioni, è ancora di lieve entità. Incomincia a diventare consistente quando, i credenti, vogliono imporre, all'umanità intera, regole di supposta provenienza divina. Esiste una casistica immensa, dei guai provocati da questa voglia d'imporre, a tutti, il credo religioso, tanto da rendere impossibile elencarli nel breve spazio di un post, salvo uno: il frazionamento del Dio stesso. Se le tre religioni monoteiste, fanno capo alla medesima figura divina, ma con molti distinguo, la fioritura di altre divinità è numerosissima e, nel coso dei tempi, tutte le divinità, monoteiste o politeiste siano, hanno fatto campo di battaglia l'intero globo terracqueo, con armi e svariate, contrapposte, ideologie. La conseguenza: un numero elevatissimo di vittime, di cui i morti si contano a milioni. 
Domani il seguito, nel frattempo, con l'ausilio di una calcolatrice, provate la somma dei cadaveri, lasciatasi dietro dai conflitti fra religioni.

lunedì 4 aprile 2016

Bulli e bullismo.

Un post e un video, mi hanno offerto l'occasione di meditare sul bullismo. Ho cercato di relazionarmi con i sentimenti di un bullo, come faccio sovente, per entrare in empatia con le vittime e, alla fine, ho capito quale tarlo cerebrale spinge a compiere l'azione: la vigliaccheria. Può apparire strana, la mia conclusione, perché il bullismo si ammanta di coraggio, facendo apparire la vittima un pusillanime incapace di reagire. Ma è falso coraggio, in quanto il bullo ha necessità di avere appoggio e, per ottenerlo, fa opera di proselitismo preventivo. Scelto il soggetto adatto che, secondo lui, presenta un difetto di normalità, lo fa notare ai compagni, ne accentua il carattere, lo ridicolizza fino a convincere i compagni che: beh, merita una lezione. Mi sono anche chiesto quali dinamiche portano a diventare bullo, perché bullo non si nasce, si diventa. Molto dipende dall'assorbimento di pregiudizi e di stereotipi, da non trascurare però, la personalità disturbata, almeno sospettabile in chi ha bisogno di annichilire qualcuno per sentirsi qualcuno. Il bullismo, forse, non è eliminabile per intero, di certo si può cercare di contenerlo in episodio poco frequente. Non credo con il buonismo raccontato dalla Cortellessi nel video, vorrei vedere se, un ragazzino sospettato di omosessualità e perciò bullizzato, si permettesse di abbracciare il suo denigratore. Minimo, minimo una ripassata a più mani(e piedi). No, è necessario puntare alto, far capire ai bulli di essere tutt'altro che: "normali" fighi da ammirare, rendere coscienti i bulli di possedere vigliaccheria, peggio, vigliaccheria bisognosa del consenso di altra vigliaccheria, quella del branco. Chi dovrebbe informarli di possedere un tratto, così negativo? Tutti, in genere, ma in particolare gli educatori, a scuola, in famiglia e in ogni luogo preposto a far crescere, senza delicatezza, a muso duro. Altrimenti, prima o poi, si dovrà piangere, come è già successo, il suicidio inconsapevole, perché attuato senza la coscienza della propria morte imminente, di qualche ragazzina o ragazzino. Bel risultato ottenuto da chi considera il bullismo una ragazzata: corpo spiaccicato sul marciapiede o penzolante a un cappio.

domenica 3 aprile 2016

IN MEMORIA.

Non fossi venuto a sapere, da una trasmissione radio che, domani, sarà il 48°anniversario dell'assassinio di Martin Luther King, mi sarei dovuto rimproverare la disattenzione causata dalla mia ignoranza. Perché proprio non conoscevo la data di quella morte. Eppure, era un uomo con i miei medesimi ideali di libertà ed eguaglianza. Certo, esiste un abisso fra il suo peso intellettuale e il mio, ma la sua celebre frase: I have a dream, calca perfettamente il mio sogno. Purtroppo, per ora, solo sogno, ma non dispero si realizzi. Anche se non riuscirò a vedere il giorno in cui, tutti, saranno uguali.