domenica 5 aprile 2015

Pizza the best.

Pensiero gastronomico: pizza. Nessuna ricetta di cucina regionale si è diffusa tanto rapidamente in ogni angolo del globo. Ma è vero? Ma è vera pizza? Alla prima domanda si può rispondere un sì, senza temere l'errore.La seconda, ha bisogno d'essere accompagnata da un'ulteriore domanda: cosa s'intende per: pizza? 
Già il: "che pizza" ha significato confuso. Però, superato dalla confusione di certi pizzaioli, meglio definirli:pseudo. Fantasia, è il loro mantra. Ma è fantasia stendere, come base, un impasto che, con quello del pane, non ha la minima attinenza, né per quanto concerne la levitazione, nemmeno nella scelta delle farine impiegate, né alla giusta quantità dell'acqua. Chi ci infila olio, chi grassi meno nobili, mentre l'originale prevede: farina, acqua, lievito madre, niente o poco sale. Il disastro, però, avviene nel piano superiore, quello dove viene steso il condimento. Lì, si scatena la più dissennata fantasia. Pomodoro, bene, ma la quantità varia secondo l'estro: pochissimo, così, così, giusto, abbondante, eccessivo. Qualità: pomodorini, fresco, pelati, in scatola, qualsiasi, il più nobile san marzano, passata, concentrato diluito in acqua. Ingredienti vari arricchiscono(?) la superficie: verdure (le più disparate, rucola compresa, il peggio) salumi ( dal cotto al crudo, tutti superflui) pesce (ahimè! Dimentichi dell alice salata, si è arrivati, persino, al salmone affumicato)
Conclusione. Possibile aver dimenticato le deliziose: napoletana, pescatora, margherita, essì, anche la variante romana con i capperi?
Ah! Dimenticavo i forni. E' vanto dichiarare: "a legna". Perfetto, nel forno a legna, la pizza, assume un sapore, e un profumo, impossibile da ottenere nelle versioni a gas, o elettriche. Ma, se infilo nel forno a legna una schifezza, penso di vederla uscire gustosissima pizza?

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