sabato 14 novembre 2015

Invito a combattere in armi.

Il rammarico per le morti, avvenute ieri a Parigi, si sommano in uguale a pochi altri avvenimenti, di pari gravità, nel cordoglio della società occidentale, cui apparteniamo. L'assalto al giornale Charlie Ebdò, il rapimento, da parte di Boko Aram, delle duecento studentesse nigeriane, i 160 studenti uccisi in Kenya. Non ricordo altri fatti, presi altrettanto in considerazione, dai media e dalla società eppure, lo Jihadismo del califfato, ha fatto ben altro per meritarsi la nostra condanna. Non è mia intenzione, provocare maggiore sconcerto e paura. Però, prima d'indignarsi per le morti che sentiamo più vicine, vorrei invitare a conoscere quante altre morti sono dipese dal fanatismo dei combattenti accoliti di Al Baghdadi. A occhio e croce, un centinaio di migliaia di esseri come noi. Aprire gli occhi adesso, indignarsi adesso, perché i morti li abbiamo in casa, significa essere stati ciechi fin ora. Ne avevo parlato in più occasioni, ma voglio ripetermi: è sufficiente cercare sul web per trovare decine e decine di video realizzati dai tecnici del califfato. Non è bello vedere le immagini delle teste infilate sopra paletti delimitanti i giardini pubblici a Raqqa, le persone lasciate agonizzare sulle croci, fra cui anche bambini di 8-10 anni. Senza contare le esecuzioni di massa dei prigionieri catturati in battaglia. Meno coreografici i video dove giovani jihadisti si disputano l'acquisto di ragazze, talvolta bambine, per cinque dieci dollari. Fermo l'elenco, mi rivolgo ai pacifisti. Anche a me, piacerebbe un mondo senza guerre, non ero d'accordo quando si combatteva quella inutile, anzi dannosa in Vietnam, ancora meno d'accordo con quella di Bush in Iraq, ma, contro il califfato, vorrei si agisse domani, anche se stimo domani un già troppo tardi. Costerà vite? Certamente sì, molte di queste anche vite innocenti. Troppo caro prezzo? A chi risponde in senso affermativo, voglio ricordare che, ogni giorno degli ultimi due anni, quotidianamente, la morte di innocenti è giù avvenuta, a migliaia. Non sono nostre? Che senso ha, pensare alla vita altrui di minor importanza delle nostre?

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