giovedì 22 settembre 2016

Mito, non mito.


E' parere, semplice parere, ma necessita di essere espresso: è giunto il momento di smitizzare la sessualità, perché non ha nulla del mito, perché non merita il tabù da adottare quando se ne parla, non è un oggetto misterioso; la sessualità, al contrario, si riceve con la nascita, seppure con le sue variabili. Non è in possesso della sola umanità, qualsiasi specie animale ha in dono la propria, ma solo l'umanità ne ha fatto tabù e mito. L'atto sessuale, in sé, non ha niente dello sporco, siamo noi ad averlo appiccicato, sebbene sia stato definito, quasi: funzione divina necessaria a perpetrare la specie. Non saranno d'accordo i credenti, se penso che, il loro credo, ha contribuito molto a dare morbosità alla pratica del sesso, riducendolo alla semplice funzione riproduttiva, ignorando la parte ludica, senza la quale, l'umanità, sarebbe estinta sul nascere. Appunto questa parte ludica, che per secoli è stata considerata peccaminosa, ha finito di generare la morbosità dei comportamenti distorti, stupro in primis. Perché la sessualità repressa, agisce come una bottiglia, scossa, di spumante, espelle il tappo e si disperde inutilmente intorno, formando macchie da ripulire. Non è necessario amarsi per fare sesso, necessario invece, è il consenso, il reciproco darsi. Altro punto da sfatare è:uomo cacciatore e donna preda, ridicolo. Segue l'altro della donna puttana nel caso di rapporti con più uomini, in contraltare al maschio Don Giovanni, che più Don Giovanni è se il numero di donne è altissimo, eppure nessuno lo definisce: puttano. 
Nel novero dei tabù da sfatare, esiste anche quello dell'omosessualità femminile e maschile. Con un semplice assunto:
porta danno al prossimo? Lascio la risposta a chi avrà la pazienza di leggere il post.
Chiudo: ultimamente si è verificato un numero di uccisioni legato alla sessualità repressa, tale è l'uccisione delle mogli o compagne decise a troncare il rapporto con il marito o l'amante, mentre l'amante o il marito teme di perdere la persona, che stima di sua proprietà, appunto un derivato della sessualità distorta perché repressa. Al pari lo stupro di gruppo, accompagnati dalla diffusione in rete del filmato, sono riconducibili a una sessualità morbosa, al di là della responsabilità del crimine commesso, questo da pagare in termini di Legge e, se mi è permesso, con altrettanta gogna di quella   subita dalle vittime.

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