sabato 29 agosto 2015

VIOLENZA SUI MINORI. Un tema dibattuto ogni qual volta arriva ai media un episodio, sopito, se non dimenticato, se non avviene un fatto eclatante.

La pedofilia, non è l'unica forma di violenza perpetrata sui minori, forse nemmeno la più frequente, se si prende in considerazione il lavoro minorile e, peggio, quando il minore viene impiegato in atti di guerra. Non si deve però, mettere il tutto nel medesimo calderone. La pedofilia avviene anche nelle situazioni di normale vita, senza bisogno di momenti particolari, come i conflitti. Non sono un medico, né uno psicologo, tanto meno uno strizza cervelli, quindi la mia analisi è da persona comune, con la sola arma del buon senso. 
Il pedofilo agisce nella concomitanza di più cause: ha una visione immatura della sessualità, non sa contenere la propria libido, trova giustificazione dei suoi atti nella passività della vittima, scambia la passività per gradimento. A parte le prime due cause, materia da psicoanalista, le altre due sono facilmente smontabili. Un minore, sopratutto se prepubere, non ha armi per opporsi, mentre il pedofilo ne possiede parecchie. per piegarlo alle sue voglie. Le più efficaci sono quelle del ricatto, l'uso della forza fisica, e la persuasione a compiere un atto "che fanno tutti". Se la persuasione risulta insufficiente, subentra la forza fisica. Ad atto compiuto, il ricatto: non dire niente a nessuno, altrimenti ti dovrai vergognare per quello che hai fatto. Siccome la vergogna per quello che ha subito, la vittima la sente già, di persona, il ricatto la volge in senso di colpa. Ed è questo il massimo stupro commesso dal pedofilo: far sentire la vittima colpevole. Se il dolore fisico, connesso allo stupro, sia nel caso di un maschio, quanto nel caso di una femmina, di sicura presenza, lascerà una traccia di difficile cancellazione, tanto da impedire ai soggetti colpiti dallo stupro fisico, per un certo tempo, una sessualità normalmente matura, il danno dovuto al senso di colpa, potrebbe impedirla nell'intera vita. 
La pedofilia, se non è un vero e proprio disturbo mentale, ci si avvicina molto, per cui, quando viene scoperto, e condannato, un colpevole deve, oltre a scontare l'intera pena, essere seguito nel percorso di maturazione in adulto, altrimenti, una volta fuori di galera, ritornerebbe a delinquere.   
Ma, la pedofilia, nel sentire comune, è sempre condannata? A parole sì, purché non coinvolga il proprio ambito famigliare. L'incidenza nella società, secondo numeri statistici, dà risultati contenuti sotto il 10%. Le testimonianze, danno numeri maggiori, perché? La vergogna, delle famiglie, ad ammettere stupri pedofili al loro interno. Eppure è noto, la maggioranza avviene lì, da parte di parenti, persino di stretta parentela come padri, nonni, fratelli, cugini e zii. Raramente, questi termini devono volgersi al femminile.  
Gli altri ambiti sociali, dove gli stupri su minori si verificano con maggior frequenza, comunque una minoranza sul totale, sono i centri di socialità comune: scuole, parrocchie, collegi, società sportive e culturali, dove i minori subiscono il carisma di chi conduce le attività. Lì, è compito dei genitori, scelta e sorveglianza, così da percepire; i sicuri segnali di disagio dei propri figli. 
Rimane un monito. Qualora si cogliesse un disagio nei figli, di entrambi i sessi, e si riuscisse a farsi spiegare la ragione, la prima cosa da farsi è de colpevolizzarlo, fargli capire di non avere nessuna colpa, sopire l'inquietudine e amarlo di più.
L'argomento è vasto, il seguito domani. 

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