mercoledì 10 febbraio 2016

Spiriti caritatevoli.

Carità. Ossessiona le mie giornate da un po', il termine "carità". Frequente sulle bocche, assente, assoluto, nei comportamenti dei più, in particolare di chi tanto la predica. Invece vorrei fossero citate molto di più "egoismo" e "indifferenza", così, almeno, si rimarrebbe vicino al reale. Con indifferenza, ormai, vengono accolte le notizie tragiche provenienti dalla Siria, la morte di chi voleva sottrarsi alla morte. Era stata sufficiente la foto del piccolo Alan, riverso sulla battigia, a indignare. Di piccoli come lui, ne sono morti, in successione da allora, centinaia senza cogliere la medesima indignazione, come fosse necessario pubblicare una foto, ognuno, per indignarsi. Ha indignato la notizia della sedicenne indiana, bruciata viva dai famigliari perché, all'imposizione di sposarsi, preferiva dedicarsi allo studio. Indigna venire a conoscenza della pratica, molto diffusa in Africa, ma anche da noi, dell'infibulazione. Ci si indigna del turismo sessuale e della pedofilia, dello sfruttamento infantile nel lavoro e di altre mille cose, poi. Poi subentra l'indifferenza, perché il nostro egoismo ci fa pronunciare: ma, io, non sono mica responsabile di cosa avviene altrove. Sicuri? L'altrove, geograficamente lontano, è terribilmente vicino alla porta di casa e fa confrontare con il termine "carità". E' mancanza di carità, spendere solo indignazione, una volta ogni tanto.

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