martedì 22 marzo 2016

Era mia intenzione, le bombe a Bruxelles mi hanno fatto cambiare idea.

Avrei desiderato occuparmi di alpinismo, oggi, le vittime degli attentati in Belgio, nella capitale d'Europa, Bruxelles, probabilmente causate da un attacco dei terroristi di Daesh (Isis) mi obbligano a ripetere concetti, più volte espressi, riguardo l'approccio nostro con il califfato di Al Baghdadi e organizzazioni satelliti. Comunque si vogliano definire, le azioni di terrorismo organizzate da Daesh, se si vuole evitare l'ipocrisia, un solo termine si adatta alla perfezione: guerra, anzi guerra mondiale. Mondiale, perché non si può scindere gli attentati di oggi e quello del novembre scorso a Parigi dai numerosi altri avvenuti altrove, il conflitto in Siria e Iraq,  la situazione, disastrosa, in cui versa la Libia e le azioni dei gruppi fondamentalisti sparsi dalle Filippine alle coste occidentali dell'Africa, senza contare il conflitto, sempre vivo, in Afganistan e Pakistan. Il problema primo, di questa guerra, è la mancanza di un preciso avversario cui dichiararla. Problema secondo: pur essendo tutti sotto attacco, i paesi coinvolti, ognuno agisce in proprio, ognuno, in fondo, pensa per sé. Terzo problema: l'Islam, che non è Nazione, ma religione ufficiale in più Nazioni e frange sparse dove è in minoranza sul totale della popolazione. Come tutte le religioni, subisce o ha subito scissioni, quindi non ha corpo unico, quindi non è possibile avversario in toto, ma solo nella parte composta dall'integralismo musulmano. Sennonché, stranamente, le Nazioni dove la netta maggioranza della popolazione segue l'Islam più radicale: Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, i signori del petrolio, sono nostre alleate e combattono (solo in apparenza?) Daesh che, della radicalità, fa bandiera. Situazione complessa, quindi, e quindi da risolvere con radicalità di segno contrario: il laicissimo blocco dei conti esteri, intestati a Emiri e potentati arabi, prima mossa. Seconda, con il laicissimo uso delle nostre leggi, laiche, sui nostri territori, perciò condanna penale o espulsione immediata, da comminarsi a chi impone leggi religiose in contrasto ai nostri codici di vita, laica. Terza il laicissimo diritto di combattere chi ci combatte con le armi, ma in maniera decisa, senza il cincischio dei bombardamenti aerei sui centri urbani, che provocano molte vittime civili e pochissimi danni alle formazioni Jihadiste. Quarta, con legge apposita, dichiarare pirateria e crimine contro l'umanità il commercio di armi clandestino e rendere legale solo il commercio autorizzato da commissione appositamente precostituita. In ultimo, servirebbe un utopia, non perché impossibile, ma perché non si vorrà realizzare: Il Codice universale, vincolante tutte le Nazioni alle medesime leggi.                                 

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