giovedì 31 marzo 2016

Ricordo.

Ignoro se succeda a tutti o nessuno, a me succede di entrare in forte empatia con le persone sofferenti. Un'empatia tale, da permettermi di percepire il dolore altrui, anche se proviene da persona o più persone immerse in difficoltà che non mi appartengono. Una prima volta, mi era successo quando ero ancora minorenne, nella mia città natale, Torino, in seguito a un fatto realmente accaduto, di cui ero stato testimone. Ero in transito sul ponte Regina Margherita, era fine aprile del 1945, circa alla metà della campata centrale, avevo davanti a me un gruppo di persone armate di mitra e fucili, erano partigiani, al centro del gruppo due ragazzini più o meno della mia età in divisa da giovane fascista. Ero a dieci metri da loro, quando li avevo visti sollevare, da più mani, e volare in acqua, immediatamente dopo qualche raffica dai mitra li aveva uccisi. Non ricordo se avessero urlato di paura, a me erano rimasti impressi i loro visi, avevano l'espressione di chi non si rende conto di essere a un pelo dal morire. Coricato nella mia stanza, quella notte avevo sofferto con loro, avevo pianto perché pensavo non fosse giusto morire alla mia stessa età, avevo pianto perché erano morti pagando le colpe di altri, adulti che li avevano indottrinati con un'ideologia criminale. Quello appena raccontato, è il primo episodio, che ha contribuito a costruire la mia sensibilità umana. Nei prossimi giorni, ne racconterò altri.

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