sabato 16 aprile 2016

Post vecchio di un anno, ma sempre attuale.

Forse, ma anche senza forse, è cazzeggio, perché molto vicino al verbo servito dall'ausiliare essere. Il post, prende spunto da: "palle", non certo l'oggetto per giocarci, proprio le ghiandole atte alla riproduzione, in molte accezioni del termine. Se citata singola, prende l'accezione "coglione", per dare tratto negativo a chi è rivolto. Ma, se è palla, e non coglione, ha significato di noia, o frustrazione. Se detto da donna: "ma che palle" assurge allo straniamento di genere. Da parte di un maschio: "ho due palle", scade nell'ovvio, ma se il detto arriva a dichiarare: "mi fai due palle così" può significare scelta, o forma di palle per chi ne è privo. Quando arriva in bocca ai maschilisti, si va sul tragico. Senza palle, è molto peggio di: senza cervello. Tira fuori le palle, preso sul serio da chi è invitato a farlo, può costare un soggiorno, di qualche mese, in carcere. Quest'ultimo esempio, è molto di moda nel mondo del calcio. Gli allenatori, chissà perché, al posto d'invitare la squadra a sortire talento, corsa, estro, vuole vedere le "palle" esposte. Il massimo di stranezza, lo si assurge nel giudizio: "è una donna con le palle". Comunemente, quel giudizio, viene pronunciato da maschilisti al cubo. A loro rivolgo la domanda: fareste l'amore con un travestito? Immagino indignati NO. Ma se ha le palle, una donna, o è fenomeno, oppure appare donna, ma non è, quindi:travestito!

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