domenica 27 settembre 2015

BARBARI, barbarie, barbaramente. Post dedicato al ragazzo Alì al Nimr.

I tre termini, solitamente usati, per stigmatizzare comportamenti al di fuori della regola civile, fanno riferimento a un periodo della Storia umana, ormai superato. Siamo però certi, sia superato? A osservare le azioni che, definire vergognose, pare fortemente riduttivo, commesse da certi Stati, nel periodo barbarico siamo seppelliti fino al collo. Le barbarie, fossero circoscritte al solo pseudo Stato del soi disant califfo Abu Bakr Al Baghdadi, pur esecrandole e pur numerose, si può ancora ritenerle un fenomeno passeggero, di pazzia dovuta al fanatismo religioso, destinato a rientrare. Purtroppo, le azioni barbare, non vengono commesse solo con la scusa della religiosità, e nemmeno solo da pseudo Stati. L'Arabia Saudita, uno Stato compreso nel elenco dei "moderati", si è permesso di condannare, a morte, un ragazzo di 21 anni, per un'azione commessa a 17. Non ho scritto "reato", perché manifestare contro il potere, senza commettere violenza, non lo è. In molte Nazioni, si condanna a morte gli oppositori, ma nessuna di quelle viene inserita fra gli Stati moderati e, in nessuna di quelle, si commina la condanna doppia inferta al ragazzo Alì. Morte per decapitazione, con successiva crocefissione del corpo fino a che sia putrefatto. Certo, il ragazzo Alì, non sarà più in grado di patire lo scempio del suo corpo, dilaniato dai volatili predatori, né potrà vedere le sue membra sfarsi poco alla volta, ma quante volte ci avrà pensato nei quattro anni di detenzione? Vorrei sapere se, l'Arabia Saudita, da Stato moderato, ha firmato la promulgazione di una Legge che condanna la tortura, fosse così, dovrebbe auto condannarsi, perché il ragazzo Alì, ha subito 4 anni di tortura psicologica, forse la peggiore fra tutte. 
Di quella condanna, per nulla motivata, dobbiamo sentirci responsabili, anche noi tutti e tutti gli Stati assetati di petrolio, quindi corresponsabili della morte e della tortura, del ragazzo Alì. Perciò invito, chi mi segue e chi mi legge, a impegnarsi onde la barbara condanna non venga eseguita. Collegate al sito ufficiale dell'Arabia Saudita la vostra protesta indignata, su: ambasciata.saudita@arabia-saudita.it oppure: item@mofa.gov.sa. 
Siate generosi con il ragazzo Alì, condividete il più possibile questo post. Grazie.

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