lunedì 21 settembre 2015

Usi e costumi. Cultura.

Ieri, un'amica: Laura Dagnino, aveva postato, sul gruppo da me avviato, un anno fa: "VIOLENZA, DONNE, RIMEDIO, IMPEGNO A PORRE" un tratto del libro, autobiografico, di Najoud Ali, dove descrive lo stupro subito, a 10 anni, da chi l'aveva comprata in moglie, per 2000 euro, dalla famiglia, se famiglia si può definire quella che vende i figli. 

Il libro s'intitola: IO NAJOUD, DIECI ANNI, DIVORZIATA.  
"Di colpo mi sentii come inghiottita da un uragano, sballottata da un vento tumultuoso. Un fulmine si era abbattuto su di me e io non avevo più la forza di resistergli. Un rombo di tuono, un altro e poi un altro ancora. Il cielo mi crollava sulla testa. Fu in quel momento che sentii un bruciore invadermi nel più profondo del corpo. Un bruciore che non avevo mai sentito prima. Urlai fino a sgolarmi, ma inutilmente. Sentivo male, tanto male, ed ero sola, completamente sola di fronte a tutto quel dolore"

La bambina, yemenita, in seguito, aveva avuto il coraggio di sfidare le leggi del suo Paese, ribellandosi a subire il destino che, una pseudo cultura, fa delle femmine carne, e solo carne da godere. Si noterà in questo post, il differente modo di scrivere, da parte mia, del termine Cultura. Avrà la maiuscola, nel caso sia crescita di pensiero, la minuscola invece, quando il termine viene usato a sproposito.
Succede, quasi ogni giorno, di ascoltare i commenti: 
Sono usi e costumi di un'altra cultura.
Oppure:  
Seguono una cultura diversa.
Ancora:
La loro cultura religiosa, li obbliga ad agire così.
No, miei cari Soloni del pensiero riduttivo, che si adatta a giustificare qualsiasi comportamento, la Cultura è ben altro. Quando si usa quel termine, è per descrivere la crescita umana verso l'alto pensiero, nutrito di sapere, non da basse superstizioni, pregiudizi, istinti primordiali, dove tutto è permissibile, perché si è sempre fatto così. Si fosse seguito, il: "si è sempre fatto così" e, gli usi e costumi, non fossero mai cambiati, saremmo ancora intenti a scalare alberi, in cerca di cibo da disputare agli altri primati. Più o meno, scimmie fra le scimmie. Niente da recriminare agli animali meno evoluti di noi, sono esseri invidiabili nella loro semplicità di vita e, se uccidono, lo fanno per la necessità di cibarsi. La specie umana, invece, pur nutrendosi di Cultura alta, si è dotata anche, di pseudo culture. Quando aveva capito, nel corso dei tempi, di poter accedere, attraverso il proprio ragionamento, a qualcosa in più del resto del mondo animale, aveva incominciato a chiedersi: "perché siamo diversi da loro? Chi siamo noi, se possiamo quello che loro non possono fare? Non potendo darsi risposte, in un periodo di somma ignoranza, la specie umana si era trovata a dover scegliere il percorso da seguire. Le vie erano due. Una, semplice e giusta, era di non preoccuparsi delle differenze, perché comportavano una migliore vita ed, alla base, risiedeva la Cultura acquisita. L'altra, molto complicata, dava accesso al senso di superiorità, una non cultura. Non doveva essere poi, così intelligente, la specie umana, ai primordi: scelse la seconda istanza. Giunta all'oggi, la specie umana, ancora non ha capito il perché si è differenziata dagli altri animali, malgrado le centinaia e centinaia di migliaia d'anni trascorsi da allora, malgrado le spiegazioni di Darwin, così ragionevoli, malgrado il cumulo di sapere acquisito. Faccio parte del genere maschile, quindi sono in grado di accomunarmi nella vergogna con gli altri maschi, di aver addentrato, molto più delle femmine, il percorso accidentato del senso di superiorità, da cui derivano, se non tutti, la gran parte dei difetti della specie umana, causa primaria di ogni efferatezza compiuta nel corso storico dell'umanità. Anche quella di comprarsi in moglie una bambina decenne, spogliarla, stuprarla per il godimento proprio, senza ascoltare le urla di dolore della piccola. Desidererei pensare, a un pensiero di pentimento, in quel maschio, a stupro compiuto ma, sono certo, non ci sia stato, perché intriso di cultura, dettata dal senso di superiorità che, da sempre, pur non essendo Cultura, concede al muscolo di prevaricare il cervello. Quando mai, da maschi, cresceremo in uomini?          

4 commenti:

  1. Noi donne non dobbiamo sentirci vittime soltanto. Siamo madri e come tali dovremmo insegnare, come donne, ai figli maschi, il significato profondo di "essere umano". Essere in quanto individuo e in quanto esistente. In tempi in cui si discute di "gender" siamo ancora ai rudimenti primari tra maschi e femmine in termini animali. Molte donne ancora si sentono inferiori e come tali agiscono, giudicano le altre donne ed educano, non riuscendo ad uscire da questa spirale "culturale", non soltanto in paesi definiti arretrati ma nell'avanzato occidente.

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    1. Gentile Carla Monaldi, che dire, condivido ogni sua parola,pare perfino riduttivo. Sembra piuttosto, essere entrata nel mio cervello, e leggervi il pensiero di un mio vecchio post, ormai perso nella voragine di Zukemberg, era scritto sulla mia pagina Facebook. In quel post, chiedevo aiuto alle madri, molto più impegnate, e adatte dei padri, all'educazione della figliolanza, di insegnare il reciproco rispetto a bambine e bambini. Far capire loro, a iniziare dai primi anni che, la differenza di genere, non dà, a nessuno, il diritto di sentirsi superiore. Spiegare il perché, esiste la differenza, sfatare il mito dei ruoli passivi e attivi, come inesistente, senza però, farne un unico genere. Compito difficile, lo riconosco, ma necessario se si vogliono abbattere gli stereotipi, fino a oggi diffusi, nella non cultura, della tradizione famigliare corrente. Agli uomini, domandavo di impegnarsi in un compito ancora più difficile, ma non impossibile: di guardarsi dentro, e capire, di essere metà, e non i tre quarti, come ha sempre creduto d'essere.

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  2. Già, bella domanda... quando mai il maschio diventerà Uomo? Temo mai...

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  3. Già, bella domanda... quando mai il maschio diventerà Uomo? Temo mai...

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